Bassetti mette il becco anche sul Giro d’Italia! L’allucinante consiglio alla direzione gara dopo aver imposto le mascherine per la presenza di casi di asintomatici

Al Giro d’Italia torna l’obbligo di mascherine. I ciclisti dovranno indossarle nelle aree in cui entrano in contatto con le altre persone. L’annuncio del direttore della corsa, Mauro Vegni, è avvenuto dopo il caso di positività al Covid della maglia rosa, Remco Evenepoel. E tornano anche le lezioni a distanza da parte dell’Università di Bologna a causa dell’emergenza maltempo in Emilia Romagna, con le discussioni di laurea online nei due giorni segnati dall’allerta.

Mascherine e dad: due fatti accaduti negli ultimi giorni testimoniano in modo diretto quanto sia facile ritrovarsi a vivere situazioni di emergenza che sembravano ormai superate. Mentre il resto del mondo ha ormai imparato a convivere con il virus, nonostante di tanto in tanto qualche virologo cerchi di seminari paure e psicosi, la corsa ciclistica più prestigiosa del nostro Paese ha invece portato indietro le lancette ai giorni dell’emergenza Covid. Il Giro d’Italia ha perso alla nona tappa la maglia rosa, il belga Remco Evenepoel, trovato positivo al virus dopo un controllo di prassi. La decisione del ritiro dalla gara è stata presa a tutela dei partecipanti, ma non ci sono protocolli Covid in atto nell’Unione ciclistica internazionale e nell’organizzazione della corsa. Ogni squadra esegue test periodici sui corridori per verificare la positività al Covid, a prescindere dai sintomi.

Un’attenzione che appare ancor più ridicola se si pensa alle condizioni di salute proibitive con cui negli anni hanno corso campioni affetti da bronchite, da gastroenterite, da allergie ai pollini. E così al Giro d’Italia tornano le mascherine: un comunicato della Direzione ne impone «l’uso in tutte le aree di contatto con i corridori come parcheggi, area podio, linea d’arrivo, area stampa e area antidoping». Delle stesse ore è la notizia della riattivazione delle lezioni a distanza da parte dell’Università di Bologna per maltempo.

Nonostante l’Oms ha annunciato nei giorni scorsi la fine della cosiddetta pandemia iniziata nel gennaio 2020, quotidianamente capita di imbattersi nelle misure utilizzate per quasi tre anni a contenimento del virus. Gli apparecchi per la misurazione della temperatura corporea, spenti da tempo, fanno ancora mostra di sé all’ingresso di molti luoghi di lavoro, così come divisori in plexiglass e segnaletica di percorsi obbligati. Mentre le acquasantiere rimangono asciutte e l’ingresso in chiesa è segnato ancora per molti dal rito dell’igienizzazione delle mani. E dopo la confusa ordinanza sulle mascherine del ministro Schillaci, che di fatto ha scaricato la responsabilità di abolirne l’obbligo sui responsabili delle singole direzioni sanitarie, poco è cambiato. Negli ambulatori dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta, il ricorso alla mascherina continua ad essere considerato un baluardo di difesa al quale è meglio non rinunciare.

Finché si continueranno ad imporre misure restrittive, seppur limitate, buona parte della popolazione verrà indotta a credere che il virus è ancora presente nella società con tutto il suo carico di potenziali devastazioni. L’obiettivo è chiaro: cronicizzare le misure presentate come salvifiche, togliere i diritti costituzionali in virtù dell’emergenza.

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  1. Sembra che Bassetti abbia voluto fare del sarcasmo. A me, tra tutti i consigli che ha dato in passato, sembrava che questo fosse il migliore 😆

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