Economia italiana in crisi nera e Lamorgese senza vergogna lancia l’allarme: chiede regole per far entrare sempre più “risorse”

Lamorgese: “Migranti e lavoro, ampliare i flussi con più stagionali”

di Alessandra Ziniti per Repubblica

La ministra dell’Interno: “Bisogna sbloccare in fretta il grano nei porti altrimenti ci troveremo di fronte a una nuova emergenza umanitaria”

Il rischio di “un’emergenza umanitaria con un aumento dei flussi migratori alle frontiere d’Europa”, difficile da governare per la Ue “senza una risposta solidale comune”. Alla vigilia del vertice di Venezia in cui i ministri dell’Interno dei Paesi del Mediterraneo chiederanno all’Europa di estendere ai flussi dal Mediterraneo il patto di solidarietà applicato ai profughi ucraini, Luciana Lamorgese annuncia a Repubblica l’ampliamento di canali d’ingresso legali in Italia. “Il governo è al lavoro per varare il prossimo decreto flussi che dovrà tenere conto delle crescenti esigenze di vari comparti economici”.

Ministra Lamorgese, i nuovi flussi comprenderanno sempre di più persone che scappano dalla fame e dall’emergenza climatica, i cosiddetti migranti economici a cui oggi però l’Italia non riconosce il diritto alla protezione.
“Le migrazioni mosse da fattori economici e climatici non si possono cancellare ma possono essere governate anche ampliando i canali d’ingresso legali con quote di stagionali e di manodopera specializzata di cui, tra l’altro, hanno bisogno le economie europee. L’Europa non può immaginare di poter accogliere tutti i migranti economici che intendono mettersi in viaggio dall’Africa e da alcuni Paesi asiatici. Per questo la Ue deve rapidamente intensificare i suoi sforzi per predisporre un piano basato sui partenariati strategici per sostenere la stabilità sociale e lo sviluppo economico dei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori”.

I numeri degli sbarchi in Italia sono aumentati del 30 % ad aprile e maggio e l’estate non si prevede facile se a fare da moltiplicatore delle partenze ci sarà l’assenza di cibo in molti Paesi per il blocco del grano. L’Italia ha un piano?
“Le Nazioni unite e la Ue, con l’appoggio dei principali leader europei a partire dal presidente Draghi, stanno mettendo in campo il massimo sforzo diplomatico con la Russia e con l’Ucraina per tentare di sbloccare il grano fermo nei porti del Mar Nero e scongiurare la gravissima crisi alimentare globale che rischia di colpire i Paesi più poveri. Bisogna agire in fretta, altrimenti ci troveremo di fronte ad un’emergenza umanitaria con un aumento dei flussi migratori diretti verso le frontiere della Ue”.

Esiste una previsione reale di questi flussi in arrivo?
“Siamo preoccupati per l’andamento in crescita degli sbarchi registrato ad aprile e a maggio lungo le rotte del Mediterraneo centrale e orientale. In questa fase è problematico fare una stima attendibile di quanti migranti potrebbero partire dai loro Paesi nei prossimi anni, anche se i dati elaborati dalle agenzie dell’Onu dopo la pandemia – circa 200 milioni le persone che soffrono la fame in 53 Paesi – possono fornire un quadro della complessità dei fenomeni con i quali già dobbiamo fare i conti”.

L’Europa sarà in grado di gestire questi flussi senza una strategia comune? Crede che dopo l’accordo-lampo sull’accoglienza degli ucraini i Paesi rivieraschi abbiano qualche chance in più per sollecitare la stessa solidarietà anche per chi arriva dal mare?
“Senza una risposta solidale, che va certamente coniugata con altre misure anche in materia di responsabilità, non credo che per l’Unione europea sia possibile governare un fenomeno complesso e strutturale come quello migratorio. Il 3 marzo il Consiglio europeo Affari Interni ha adottato all’unanimità una decisione storica con l’applicazione per la prima volta della direttiva per la protezione temporanea dei profughi in fuga dalla guerra. Il 3 marzo, dunque, è passata l’idea di un’Europa solidale che l’Italia e gli altri Paesi mediterranei invocano da sempre e che in questa circostanza è stata condivisa dai Paesi del gruppo di Visegrad”.

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E dunque, a Venezia, cosa metterete di nuovo sul piatto dell’Europa?
“L’incontro di Venezia, preceduto da analoghi appuntamenti ospitati da Grecia e Spagna, è parte di un processo di confronto e di coordinamento tra Paesi dell’Unione di primo ingresso che sarà particolarmente utile a ridosso dell’ultimo Consiglio Affari interni della Presidenza francese di giugno.

Mi attendo che possa venir fuori una posizione unitaria e costruttiva nella definizione di un compromesso tra le misure di responsabilità e quelle di solidarietà per una nuova politica europea migratoria. Questa è la nostra cifra e la nostra ambizione. Questi sono i valori a cui ispiro la mia azione cone ministro dell’Interno”.

Il Patto di Malta da lei avviato con l’intenzione di instaurare un meccanismo stabile europeo di ricollocamenti delle persone che sbarcano nei Paesi rivieraschi è definitivamente abbandonato? Oggi c’è ancora qualche Paese solidale che accoglie chi arriva in Italia?
“Il meccanismo di redistribuzione stabilito a Malta muove da un principio di solidarietà e dalla constatazione di una specificità della gestione delle frontiere esterne marittime dove in capo allo Stato si incrociano norme europee e obblighi internazionali di complessa attuazione. Quella stagione, interrotta purtroppo dall’emergenza pandemica, non è andata perduta. Rimane al centro delle riflessioni che stiamo continuando a fare a Bruxelles e , in questo senso, ho salutato con interesse le proposte della Presidenza francese per un approccio progressivo in cui il tema della solidarietà basata anche su un meccanismodi redistribuzione è ben presente”.

Intanto, l’aumento dei morti in mare ripropone anche il tema del dispositivo di soccorsi nel Mediterraneo oggi affidato solo alle Ong. Ritiene che l’Europa dovrebbe tornare ad approntare una missione di soccorso?
“È necessario che l’Europa definisca al più presto una nuova politica di gestione del fenomeno migratorio. Solo se considerato nella sua interezza potremo fornire risposte efficaci sotto il profilo della sicurezza ma anche all’altezza dei nostri principi e dei nostri valori. Il nostro Paese ha sempre fatto la sua parte anche nella gestione delle attività di ricerca e salvataggio in mare. L’Italia onora completamente tutti i suoi obblighi internazionali nell’ambito della sua area Sar e offre porti sicuri ed accoglienza ai salvati in mare con un impegno davvero encomiabile di tutte le nostre forze sul campo. Deve essere però chiaro che l’Italia non può essere il solo Paese europeo disponibile ad impiegare le proprie risorse e ad offrire i propri porti per tutti coloro che sono salvati nel Mediterraneo centrale. È questo il punto che ho posto e continuo a porre sui tavoli negoziali europei affinché vi sia una condivisione di impegno e di responsabilità”.

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