L’ALA CONSERVATRICE SCONFITTA, MA APPREZZA LA RIGIDITÀ DEL PONTEFICE SU FAMIGLIA E SESSUALITÀ
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
«Ritorno al centro». E un sospiro di sollievo per una nomina che premia gli Stati Uniti e non spacca una Chiesa americana che si era profondamente divisa nell’era di Francesco. Negli ambienti cattolici degli Stati Uniti è, ovviamente, festa grande per l’ascesa di Robert Prevost al soglio pontificio. Non è un personaggio carismatico, ma con la sua discrezione e la sua umiltà promette di essere un Pontefice di dialogo e ricucitura delle ferite.
Certo, i conservatori, prevalenti nel cattolicesimo americano, avrebbero voluto un Papa capace di riportare la Chiesa al rigore teologico dell’era di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma erano tutti consapevoli che arroccandosi a sostegno di un candidato integralista si sarebbe arrivati a uno stallo drammatico.
Fin dall’inizio si era andati, quindi, alla ricerca di un candidato di mediazione.
I cristiani progressisti sottolineano come Leone XIV sia il continuatore della linea di Francesco almeno per quanto riguarda l’attenzione nei confronti dei più deboli, l’impegno per i problemi sociali, oltre che per la pace e la solidarietà con gli immigrati.
Ma, forse, è maggiore il sollievo dei conservatori. Prevost, per quanto fatto cardinale da Francesco, non ha condiviso le sue aperture su questioni teologiche e in particolare sui temi della sessualità e della famiglia.
Dunque il nuovo Pontefice, che ha sempre mostrato un certo distacco e anche una certa severità nei confronti della comunità Lgbtq — contrario allo stile di vita omosessuale e alle «famiglie alternative» — promette di riportare la rotta teologica della Chiesa verso lidi più tradizionali: quelli fortemente desiderati da conservatori che si dicevano disorientati dalle aperture di Francesco.
Leone XIV è parso molto discreto e misurato, minimalista.
Niente a che vedere con lo stile molto più aperto, empatico, comunicativo, di Francesco. Questo delude molti, ma non i conservatori desiderosi di modi più misurati. Desiderosi di un Papa come Prevost che, come hanno notato alcuni prelati a lui vicini «sicuramente benedirà i bambini nelle piazze, ma non li prenderà in braccio».
L’altro elemento di sollievo per i conservatori americani è quello di aver evitato un Papa come il cardinale Parolin o il cardinale Tagle che sarebbe stato interpretato come un’ulteriore apertura — in realtà un cedimento — al regime cinese, liberticida anche in campo religioso. L’espansione verso l’Asia è uno dei temi dominanti per la Chiesa cattolica e l’accordo negoziato proprio da Parolin con la Cina va in questa direzione.
Ma l’interferenza politica in campo religioso con la possibilità per il regime di Pechino di porre il veto sui nuovi vescovi cattolici cinesi mentre molti attivisti religiosi restano in carcere aveva provocato una certa resistenza contro il cardinale veneto e anche contro quello filippino.