Roma, prende una bici qualunque e guarda dove la lancia: ecco come le giovani risorse, secondo la feccia, ci pagano le pensioni

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La simpatica risorsa non si fa nemmeno il problema di farsi riconosce: l’amico lo riprende mentre nel lungotevere prende una bici di quelle a noleggio e la lancia beatamente nel fiume. Ennesimo esempio di quella ricchezza culturale tanto decantata da Laura Boldrini (VIDEO)

Bici e monopattini in sharing buttati nel Tevere e abbandonati sulle banchine: al via la bonifica

I tecnici hanno recuperato almeno venti mezzi elettrici che giacevano da mesi in fondo al fiume “Rischio ambientale per le contaminazioni delle batterie”

di Salvatore Giuffrida per Repubblica

Inizia la bonifica di monopattini e biciclette elettriche a noleggio in sharing che da mesi erano abbandonati sulle banchine del Tevere e in fondo al fiume. I lavori sono iniziati giovedì e sono coordinati dagli uomini dell’assessorato all’Ambiente del I Municipio guidato da Lorenza Bonaccorsi, insieme agli agenti di polizia locale del I Gruppo Trevi e gli addetti della Lime srl, società titolare dei mezzi elettrici abbandonati sulle banchine dagli utenti. Finora i lavori sono stati portati a termine nel tratto della banchina di destra del fiume intorno al ponte Regina Margherita. I tecnici hanno recuperato almeno venti mezzi elettrici, soprattutto biciclette, che giacevano da mesi in fondo al fiume.

Non è stato facile tirarli fuori dalle acque del Tevere: molti mezzi erano rimasti incastrati in mezzo ai rami o tra la vegetazione sugli argini del fiume. Quasi tutti erano in pessime condizioni ed erano stati abbandonati da molti mesi. Un problema che era diventato una urgente questione di inquinamento ambientale perché la batteria elettrica è altamente contaminante. Il problema è che questi mezzi elettrici si possono prendere a noleggio in modalità sharing, ovvero senza obbligo di riconsegna in un punto prestabilito; e nonostante il divieto a circolare sulle banchine del Tevere molti utenti accedevano fino al fiume da alcuni passaggi liberi all’altezza di Ponte Marconi o Porta Portese. Poi abbandonavano i mezzi a due passi dal Tevere, sulla pista ciclabile, o appoggiati alle scalinate che portano alla strada: nel corso delle piene del fiume finivano in acqua.

 

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