Delitto di Garlasco, troppe cose non tornano: non solo il Dna, ma il sospetto su tre telefonate ed uno scontrino stranamente conservato per l’alibi

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Questa mattina, Andrea Sempio è arrivato presso la Caserma Montebello in via Vincenzo Monti a Milano per eseguire l’esame del dna accompagnato dal proprio legale. L’uomo è formalmente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco. È stato convocato in modo coattivo su ordine dell’autorità giudiziaria, dopo che la scorsa settimana aveva declinato l’invito a sottoporsi all’esame genetico spontaneamente. Nella nuova indagine i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano rianalizzeranno tutte le tracce repertate. Poichè le tracce individuate, in particolare sulla scena del crimine, sono molteplici, si ipotizza spunteranno più “ignoti”.

All’uscita dalla caserma, Sempio non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai tanti giornalisti che lo attendevano all’esterno e si è infilato nel taxi. L’avvocato Angela Taccia, parte del suo pool difensivo, all’uscito si è limitata a dire che “non abbiamo nulla da temere” a chi le ha chiesto se collaboreranno con le indagini dei carabinieri. “Siamo sereni“, ha concluso il legale. Massimo Lovati, l’altro avvocato, ha aggiunto che “l’indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione, organizzata dagli investigatori dello studio degli avvocati difensori di Stasi, che clandestinamente hanno preso il Dna di Andrea“. Il suo assistito, ha aggiunto, “è tranquillo perché è innocente“. Ha poi spiegato che non c’è stata comparizione spontanea per il test del Dna perché “volevamo l’ordinanza del gip, una persona terza“. E ai cronisti che gli chiedevano se sia corretto oggi rivalutare i reperti, l’avvocato ha risposto: “Quali reperti? Non ci sono reperti. Andrea è innocente, non c’entra niente. Non aveva nessun rapporto con Chiara“.

Per il momento su Sempio, indagato per la seconda volta per lo stesso reato, c’è una consulenza genetica della difesa di Alberto Stasi e un incarico della Procura di Pavia ai propri consulenti. È stato chiesto di “analizzare le conclusioni” del documento con cui ritengono “uno dei cinque aplotipi“, quello dell’allora 19enne amico del fratello Marco Poggi, fratello della vittima, “compatibile” con le tracce presenti sui 9 margini delle unghie della 26enne uccisa con un oggetto contundente, mai identificato e trovato.

All’epoca dei fatti, il secondo Dna sotto le unghie di Poggi non venne profilato per impossibilità delle strumentazioni a disposizione. I nuovi accertamenti riguardano uno scontrino di un parcheggio di Vigevano per dimostrare di non essere a Garlasco la mattina dell’omicidio di Chiara Poggi e tre telefonate tra il 7-8 agosto 2007, rispettivamente di 2, 8 e 21 secondi sul numero fisso di casa della vittima. Sempio venne inquisito nel 2016 e 2017 per omicidio volontario e gli allora pubblici ministeri Giulia Pezzino e Mario Venditti, nella richiesta di archiviazione, dissero che “si fatica molto a definire indizi” gli elementi in parte già emersi in quell’indagine.

I DUE DNA, LE SCARPE, IL DISPENSER LE NUOVE INDAGINI SU GARLASCO

Estratto dell’articolo di C. Giu. per il “Corriere della Sera”

Ripartire da zero. Rimettere sul tavolo ogni traccia, ogni impronta, anche quelle mai analizzate. Indagare come se il delitto di Garlasco fosse avvenuto da pochi giorni e non da 18 anni.

I carabinieri non hanno in mano un solo profilo di Dna, ma anche quello di «ignoto 2», un uomo, emerso dalle analisi sulle tracce biologiche sui margini ungueali della vittima. Una contaminazione o la firma indelebile di un altro assassino?

La convinzione della Procura di Pavia è che quel campione, finora considerato «degenerato» e inadatto «per un confronto» sia invece una «traccia di Dna leggibilissima». (VIDEO)

Il primo atto sarà l’analisi del Dna del nuovo indagato per omicidio, Andrea Sempio, che oggi dovrà presentarsi — su ordine del giudice — a Milano. Poi la nomina di un consulente della Procura di Pavia (e anche della difesa) che dovrà analizzare il tampone e confrontarlo con il Dna del 2007. Il «match», sono gli stessi inquirenti coordinati dal procuratore Fabio Napoleone a chiarirlo, non significherà automaticamente una responsabilità dell’oggi 37enne Sempio nel delitto.

Ma sarà un passo decisivo per capire se davvero possa esistere un’altra verità sulla morte di Chiara.

Profili genetici emersi dalle tracce di Dna intorno alle unghie di Chiara Poggi sono compatibili «per due di quei campioni» con il profilo biologico di Sempio, mentre «Stasi può essere escluso quale donatore delle tracce».

L’aggiunto Stefano Civardi e la pm Valentina De Stefano, vogliono chiarire — come stabilito nel provvedimento della Cassazione che il 12 settembre ha sostanzialmente ordinato la riapertura del caso — anche le tracce sul dispenser del sapone nel bagno di casa Poggi, sul quale c’erano due impronte anulari attribuite a Stasi, ma anche quella della scarpa Frau numero 42 che secondo le sentenze appartiene all’ex fidanzato di Chiara.

Una nuova consulenza dei difensori Antonio De Renzis e Giada Bocellari, avrebbe però smentito la perizia del processo d’appello che aveva appunto calcolato la taglia della scarpa analizzando la distanza tra i «pallini» lasciati dall’impronta latente evidenziata dal luminol. Per gli esperti di Stasi gli stessi risultati potrebbero essere ottenuti anche con altre taglie di scarpa dello stesso modello in base al movimento del piede, al peso, alla pressione, alla quantità di sangue sul pavimento.

C’è poi il tema dello «scontrino» del parcheggio di Vigevano, il vero alibi di Sempio.

Lo ha dato lui stesso agli investigatori un anno dopo il delitto, dopo averlo conservato in una cartellina trasparente.

Con una spiegazione che non ha del tutto convinto chi oggi indaga, a cominciare dall’anomalia di conservare così a lungo il tagliando di un parking.

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