Trump ha suonato la Megera come un pugile! Il retroscena sulla sceneggiata che ha fatto a Giorgia Meloni quando ha capito che con il nuovo Presidente non c’è trippa per gatti

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DAGOREPORT di dagospia.com

Dopo il Consiglio europeo informale della scorsa settimana, c’è stato un faccia a faccia riservato tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni. La presidente della Commissione, in versione strega di Biancaneve, ha insolentito la Ducetta prendendola per la collottola, facendole capire che aria tira a Palazzo Berlaymont.

Il discorso fatto alla premier è stato, in sintesi, questo: Dear Giorgia, se vuoi dare una mano all’Unione europea nei rapporti con il tuo amico Trump, va benissimo. Ma ogni tua mossa deve essere concordata con me. Se vai per la tua strada, l’Europa ne terrà conto, e i rapporti tra Bruxelles e Roma non potranno che peggiorare.

E qual è stata la replica della “trumpiana Musk-erata” Giorgia di solito sempre pugnace? Ha sorriso, ha rassicurato Ursula, è stato molto accomodante e si è mostrata disponibile a organizzare un meeting tra la cofana bionda tedesca e la cofana arancione americana: Aho, nun te preoccupà, te faccio conosce Donald e pure Elon, non ci stanno problemi…

Ursula ci ha tenuto, però, a puntualizzare, che c’è una differenza tra il fare il “pontiere” (mettere in contatto due parti) e fare la “testa di ponte” (trattare per conto di qualcun altro). Tradotto: quando vai in America non parli a nome dell’Unione, ma al massimo a nome dell’Italia.

A rinforzare la netta presa di posizione di Ursula è il fortino che le si è creato intorno nelle cancellerie europee.

Macron, che resterà all’Eliseo fino al 2027, è restio a negoziare con Trump e propende per una “ritorsione” sui dazi. In Germania dopo lo scivolone sulla legge anti-migranti, il cancelliere in pectore Merz ha dovuto precisare che non farà nessun accordo con i nazisti di Afd, cari a Elon Musk, e ritornerà alla vecchia cara Große Koalition con Spd (e forse Verdi).

Il polacco Tusk (unico capo di Governo popolare di un grande paese Ue) e il socialista Sanchez, anche per ragioni interne (i nemici Morawiecki e Abascal sono tra i vassalli del trumpismo senza limitismo in Europa), sono più vicini alle istanze di Ursula che a quelle di Giorgia Meloni, che vedendosi circondata ha capito di non poter abusare del “rapporto speciale” con Trump.

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