La sfanculata epocale del Ministro Lavrov a Giorgia Meloni logica conseguenza di due anni da zerbino nei confronti di Biden e Zelensky: il caustico commento di Diego Fusaro

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di Diego Fusaro

Il ministro degli esteri russo, Lavrov, così ha dichiarato recentemente: “L’Italia è anti-russa. Non potrà avere alcun ruolo nei negoziati con Kiev”.
Una posizione chiara e difficilmente confutabile, in effetti. Come al solito, l’Italia con il suo savoir faire diplomatico è riuscita a ritagliarsi l’ambito ruolo di pagliaccio globale e di zerbino senza dignità al servigio di Washington.
Lo ricordiamo senza perifrasi: l’Italia non aveva alcun motivo di rompere le proprie ottime relazioni con la Russia e l’ha fatto semplicemente per rispettare appieno il proprio vincolo di servitù nei confronti della civiltà del dollaro; civiltà del dollaro che non è il nostro “alleato”, come sempre va ripetendo l’ordine discorsivo dominante, essendo invece il nostro padrone.
L’Italia ha intrapreso la sciagurata scelta di fare le sanzioni alla Russia e di supportare il guitto di Kiev, l’attore Nato Zelensky, semplicemente per compiacere il padrone a stelle e strisce, anche a costo di danneggiare la propria economia, come è ormai evidente stia accadendo.
Un Paese senza dignità, l’Italia, sempre genuflesso al padrone a stelle e strisce, sempre pronto a danneggiare se stesso pur di compiacere Washington.

Con la destra o con la sinistra, poco cambia, e resta immutata la servitù Italica rispetto alla civiltà del dollaro. L’Italia e l’Europa tutta avrebbero da subito dovuto provare a svolgere la parte di sostenitori della diplomazia e dei negoziati e invece hanno seguito a ruota la folle via dell’imperialismo atlantista, che sta usando l’Ucraina come semplice instrumentum belli per fomentare la guerra contro la Russia, colpevole agli occhi di Washington di non genuflettersi all’ordine mondiale americano-centrico.
Vi è davvero di che vergognarsi in questo contesto.

di Lucio Rizzica da Facebook

E adesso lasciate fare. Anzi, lasciateli fare.
Sono cose da uomini potenti, da signori del mondo e devono sbrigarsela tra di loro, soprattutto se davvero si vuole scrivere la parola fine al conflitto fra la Russia e l’Ucraina.
Non ci metta più il becco nessuno: né i pacifisti, né l’Europa, né il Vaticano, né Zelenskij stesso.
Putin ha detto che ne vorrà parlare con Trump, Trump ha dichiarato che troverà la giusta soluzione per tutti.
E non sembri strano se dico che neppure Zelenskij dovrà stare al tavolo della discussione: il mandato di presidenza è scaduto, il reclutamento di uomini forzato che costringe giovani tra i 18 e i 21 anni -rapiti, gettati in un bus e trasferiti in trincea al prezzo di 100 dollari a cranio per i reclutatori- sta indignando le famiglie che non hanno più lacrime per piangere i loro morti, lo stratega dei pianti continui al soldo degli interessi dei dem non ha più senso di esistere.
Se il ‘new start’ deve essere, che lo sia.
E visto che Vladimir Putin ha accettato di parlare con Donald Trump e solo con lui, l’occasione è ghiotta, anche perchè fu proprio il suo nemico Zelenskij a volere per decreto nel maledetto ottobre del 2022 il divieto di trattare e negoziare con la Russia. Quindi ora stia a Kiev. E aspetti.
Putin e Trump si sentono da prima ancora che DJT tornasse alla Casa Bianca, i due avevano rapporti diretti già nel corso del primo mandato di Trump. Fra ‘grandi’ ci si comprende al volo, senza parlare. Putin ha sempre sostenuto che ‘se DJT fosse stato Presidente nel 2020 e non fosse stata rubata la vittoria, la guerra contro l’Ucraina non sarebbe mai scoppiata’.
Lo dice convintamente perchè sa che con Trump la Nato non avrebbe ‘abbaiato ai confini dell’Europa Orientale e alle porte della Russia’ (per dirla con le parole del Papa) provocando reazioni, come già si augurava di poter fare un giorno Joe Biden, ancora senatore nel 1997.
Lo dice perchè sa che con le giuste motivazioni anche in Donbass sarebbe terminata la mattanza iniziata nel 2014 con il favore degli americani liberal e dem.
E migliaia di morti sarebbero stati risparmiati.
Putin e Trump si incontreranno e parleranno ma da soli. E non ai capi di un tavolo lungo dieci metri come interlocutori sgraditi, ma vicini come amici seduti di fronte a due birre. Perchè ne va del futuro del mondo d del loro posto nella storia.
Putin chiederà di mantenere lo status quo derivante dagli effetti di guerra. Ne ha il pieno diritto, non si muore invano e del resfo Zekenskij, l’America (Trump ha già bloccato il prossimo ‘assegno’) e l’EU hanno voluto combattere fino all’ultimo ucraino perdendo territori su territori. Del resto la Russia si è presa ciò che voleva: cinque province che portano dal Donbass fino alla Crimea e riconducono sotto la propria bandiera le aree russofone. Tutto il resto dell’Ucraina rimane con Kiev, più o meno devastato ma rimane con Kiev. Non so se rimarrà con Zelenskij il cui mandato -come detto- è scaduto. E lui stesso non è più molto gradito a un popolo che fatica a sognare di rimanere in patria anche a fine guerra. Messo un punto su questo, a Putin sarà chiesto di disarmare l’Iran. Il regime di Teheran ha appena chiuso un accordo strategico con Mosca. L’Iran si vorrebbe dotare di una atomica. A Mosca il compito di impedirlo. In cambio Trump offrirebbe più influenza in Medio Oriente dopo la sconfitta subita in Siria. Avendo così due risultati: un freno all’espansione turca nell’area e il plauso di Israele e di Arabia Saudita (che ha ripreso da due giorni i buoni rapporti con Washington siglando investimenti per 600 miliardi).
Poi, insieme, Trump e Putin penseranno forse a un summit più diffuso, attorno a un grande ovale o separatamente, con il cinese Xi, con l’India, il Brasile e -se sarà in grado di capire al volo che è momento per le inversioni a U su ‘green’ e ‘woke’ e politiche generali- forse anche con EU e quel che resta di una Gran Bretagna alla deriva. Il tutto per disegnare un nuovo mondo più ‘normale’, pacifico e se sarà possibile duraturo. Ma da quel bilaterale Trump-Putin non si scappa. Sarebbe un ennesimo schiaffo a chi continua a dire che con DJT il mondo e la democrazia sono in pericolo, mentre a fare le guerre e a creare i disastri che sono tutti da sanare sono stati proprio i suoi idoli. Ipocriti senza faccia né vergogna, ai quali ignoranti senza onore né coscienza danno ascolto. Imbecilli manipolatori e utili idioti manipolati. Felici di lasciarsi manipolare in nome dell’ideologia e del timore -più che dell’altro- del doversi guardare in uno specchio e ammettered8 aver sbagliato tutto: riflessi di fallimento.

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