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di Diego Fusaro
Il ministro degli esteri russo, Lavrov, così ha dichiarato recentemente: “L’Italia è anti-russa. Non potrà avere alcun ruolo nei negoziati con Kiev”.
Una posizione chiara e difficilmente confutabile, in effetti. Come al solito, l’Italia con il suo savoir faire diplomatico è riuscita a ritagliarsi l’ambito ruolo di pagliaccio globale e di zerbino senza dignità al servigio di Washington.
Lo ricordiamo senza perifrasi: l’Italia non aveva alcun motivo di rompere le proprie ottime relazioni con la Russia e l’ha fatto semplicemente per rispettare appieno il proprio vincolo di servitù nei confronti della civiltà del dollaro; civiltà del dollaro che non è il nostro “alleato”, come sempre va ripetendo l’ordine discorsivo dominante, essendo invece il nostro padrone.
L’Italia ha intrapreso la sciagurata scelta di fare le sanzioni alla Russia e di supportare il guitto di Kiev, l’attore Nato Zelensky, semplicemente per compiacere il padrone a stelle e strisce, anche a costo di danneggiare la propria economia, come è ormai evidente stia accadendo.
Un Paese senza dignità, l’Italia, sempre genuflesso al padrone a stelle e strisce, sempre pronto a danneggiare se stesso pur di compiacere Washington.
Con la destra o con la sinistra, poco cambia, e resta immutata la servitù Italica rispetto alla civiltà del dollaro. L’Italia e l’Europa tutta avrebbero da subito dovuto provare a svolgere la parte di sostenitori della diplomazia e dei negoziati e invece hanno seguito a ruota la folle via dell’imperialismo atlantista, che sta usando l’Ucraina come semplice instrumentum belli per fomentare la guerra contro la Russia, colpevole agli occhi di Washington di non genuflettersi all’ordine mondiale americano-centrico.
Vi è davvero di che vergognarsi in questo contesto.
di Lucio Rizzica da Facebook
Sono cose da uomini potenti, da signori del mondo e devono sbrigarsela tra di loro, soprattutto se davvero si vuole scrivere la parola fine al conflitto fra la Russia e l’Ucraina.
Non ci metta più il becco nessuno: né i pacifisti, né l’Europa, né il Vaticano, né Zelenskij stesso.
Putin ha detto che ne vorrà parlare con Trump, Trump ha dichiarato che troverà la giusta soluzione per tutti.
E non sembri strano se dico che neppure Zelenskij dovrà stare al tavolo della discussione: il mandato di presidenza è scaduto, il reclutamento di uomini forzato che costringe giovani tra i 18 e i 21 anni -rapiti, gettati in un bus e trasferiti in trincea al prezzo di 100 dollari a cranio per i reclutatori- sta indignando le famiglie che non hanno più lacrime per piangere i loro morti, lo stratega dei pianti continui al soldo degli interessi dei dem non ha più senso di esistere.
Se il ‘new start’ deve essere, che lo sia.
E visto che Vladimir Putin ha accettato di parlare con Donald Trump e solo con lui, l’occasione è ghiotta, anche perchè fu proprio il suo nemico Zelenskij a volere per decreto nel maledetto ottobre del 2022 il divieto di trattare e negoziare con la Russia. Quindi ora stia a Kiev. E aspetti.
Lo dice convintamente perchè sa che con Trump la Nato non avrebbe ‘abbaiato ai confini dell’Europa Orientale e alle porte della Russia’ (per dirla con le parole del Papa) provocando reazioni, come già si augurava di poter fare un giorno Joe Biden, ancora senatore nel 1997.
Lo dice perchè sa che con le giuste motivazioni anche in Donbass sarebbe terminata la mattanza iniziata nel 2014 con il favore degli americani liberal e dem.
E migliaia di morti sarebbero stati risparmiati.
Putin e Trump si incontreranno e parleranno ma da soli. E non ai capi di un tavolo lungo dieci metri come interlocutori sgraditi, ma vicini come amici seduti di fronte a due birre. Perchè ne va del futuro del mondo d del loro posto nella storia.
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