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La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen si è insediata per il suo secondo mandato, segnato da una complessa fase di approvazione della squadra di governo. Tra i protagonisti spicca l’ex ministro del governo Meloni, Raffaele Fitto, nominato vicepresidente. Tuttavia, un ruolo cruciale è affidato alla nuova responsabile della politica estera dell’Unione Europea, l’estone Kaja Kallas, che affronta sfide geopolitiche di primaria importanza. Compreso lo scontro con la Russia di Putin.
Intervistata da La Stampa, Kallas ha parlato dei principali dossier internazionali, a partire dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni in Medio Oriente. La diplomatica ha espresso riserve sull’approccio dell’ex presidente americano Donald Trump alla crisi ucraina, pur riconoscendo che un rapido cessate il fuoco sarebbe desiderabile. “Se Trump riuscisse a fare pressione sulla Russia per fermare la guerra, potrebbe prendersi il merito”, ha dichiarato.
Il conflitto in Ucraina è strettamente connesso alla situazione in Siria, dove la Russia mantiene interessi strategici attraverso il sostegno al regime di Bashar al-Assad. Kallas ha sottolineato il ruolo umanitario dell’Ue in Siria, pur precisando che il futuro delle relazioni con gli attori regionali dipenderà dal loro comportamento.
In merito alla Siria, Kallas ha evidenziato segnali di speranza, ma anche molta cautela. “Il ritorno della Siria nella Lega Araba non sarà incondizionato. Non devono esserci né radicalizzazione né terrorismo, le minoranze devono essere rispettate e non deve scoppiare una nuova guerra civile”.
Secondo la responsabile della politica estera Ue, la Russia appare indebolita e concentrata su altre priorità, lasciando Assad più isolato. “Nei prossimi giorni vedremo se i ribelli che hanno preso il potere rispetteranno gli impegni annunciati”, ha aggiunto. Con un’agenda fitta di impegni e decisioni critiche, la nuova leadership europea si prepara a un periodo di sfide globali, cercando di bilanciare diplomazia e pragmatismo.
RUTTE, ‘DOBBIAMO PASSARE AD UNA MENTALITÀ DI GUERRA’
(ANSA) – “Non siamo in guerra ma non siamo nemmeno in pace. Non ci sono minacce imminenti agli alleati della Nato: la nostra deterrenza al momento va bene ma mi preoccupo per il futuro, non siamo pronti per quello che può accadere fra 4-5 anni”. Lo ha detto il segretario generale della Nato Mark Rutte all’evento del Carnegie Europe a Bruxelles. “Il pericolo viene verso di noi velocemente, quello che è successo in Ucraina può accadere qui: possiamo prevenire una guerra sul territorio della Nato ma dobbiamo passare ad una mentalità di guerra”.
RUTTE, ‘PER LA SPESA IN DIFESA SERVE MOLTO PIÙ DEL 2%’
(ANSA) – “Abbiamo alzato la spesa militare, ma spendiamo meno che nella Guerra Fredda. Allora gli europei spendevano più di 3%. Con quella mentalità abbiamo vinto. Ma la spesa è scesa con la caduta della cortina di ferro. Nel 2023 abbiamo deciso di spendere almeno il 2%. Ora serve molto di più. I paesi europei spendono il 25% in media in welfare ma abbiamo bisogno di una piccola parte per la difesa: può essere difficile nel medio periodo ma essenziale nel lungo”. Lo ha detto il segretario generale della Nato Mark Rutte all’evento del Carnegie Europe a Bruxelles appellandosi ai cittadini europei.
RUTTE ALL’INDUSTRIA DELLA DIFESA, ‘SMETTETE DI LAMENTARVI’
(ANSA) – “All’industria della difesa dico: smettete di lamentarvi e iniziate a produrre”. Lo ha detto il segretario generale della Nato Mark Rutte all’evento del Carnegie Europe a Bruxelles. “Innovate, prendete rischi, i soldi sono sul tavolo e aumenteranno, quindi aumentate i turni, accrescete la produzione”.
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