Eredità Agnelli, per l’indegno John Elkann si mette male: il Tribunale di Torino ha accolto la richiesta dei legali della madre di mettere agli atti l’accordo che lei sostiene le sia stato fatto firmare in maniera truffaldina

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Estratto dell’articolo di Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”

Il tribunale civile di Torino ha accolto ieri la richiesta dei legali di Margherita Agnelli de Pahlen di acquisire nel giudizio gli atti del procedimento penale e ha ammesso il deposito da parte dei fratelli Elkann dell’originale dell’accordo transattivo del 18 febbraio 2004, cioè quello che stabiliva l’eredità di Gianni Agnelli.
È innegabile che la decisione segni un punto importante a favore di Margherita Agnelli nella sua guerra legale contro i figli Elkann per azzerare l’eredità di suo padre l’Avvocato e poi di sua madre Marella Caracciolo.

Del resto era questo l’obiettivo del documentatissimo esposto presentato nel dicembre 2022 da Margherita quando il procedimento civile era già in pista da due anni. Le note dei legali delle due parti danno una lettura divergente della decisione del giudice Nicoletta Aloj.

Gli avvocati di Margherita «prendono atto con soddisfazione che in pieno accoglimento di quanto richiesto» è stata disposta «l’integrale acquisizione nel processo civile di tutti gli atti e i documenti relativi ai riscontri del procedimento penale».

Secondo i legali di John, Lapo e Ginevra Elkann, «le memorie depositate dall’attrice (Margherita, ndr) sono state dichiarate in larga parte inammissibili, mentre è stata ammessa la produzione, da parte dei fratelli Elkann, dell’originale dell’accordo transattivo del 18 febbraio 2004, già prima depositato in copia (l’accordo con cui Margherita ha irreversibilmente rinunciato a tutte le sue pretese successorie)».

L’impatto della documentazione penale sul giudizio civile potrebbe essere rilevante perché il tema di fondo è sempre la residenza di Marella Caracciolo: in un caso (penale) per stabilire se sono stati commessi reati fiscali nel costruire una residenza fittizia in Svizzera; nell’altro (civile) per stabilire se la successione debba essere regolata dal diritto svizzero o italiano.

Tutto comincia nel 2007 quando Margherita disconosce gli accordi ereditari del 2004 firmati in Svizzera, compreso il patto successorio (vietato in Italia) sulla futura eredità della madre. Oggi sono in corso tre procedimenti civili in Svizzera, promossi anche dagli Elkann, e uno in Italia, oltre all’inchiesta penale.

Ora per Elkann si mette male. Atti penali nella causa civile

tratto da Lo Spiffero

Nella guerra sull’eredità Agnelli Margherita ottiene di poter usare documenti e l’attività investigativa del procedimento sulla presunta frode fiscale. Insomma, si ritrova un potente alleato: lo Stato italiano. Tutto ruota attorno alla residenza di Marella.

Un colpo a John Elkann e ai suoi fratelli. La guerra sull’eredità Agnelli si arricchisce dei documenti e degli accertamenti sulla reale residenza di Marella Agnelli, vedova dell’Avvocato, raccolti dall’autorità giudiziaria nel corso del processo sulla presunta evasione fiscale imputata agli eredi. E così il patrimonio sul quale Margherita potrà potenzialmente rivalersi sarà ben maggiore. E soprattutto, la questione sulla reale residenza della madre potrebbe trovare sostegno dalle risultanze emerse in sede penale. Insomma, i legali della signora de Pahlen hanno trovato nello Stato italiano un potente alleato.

”I legali di Margherita prendono atto con soddisfazione che, in pieno accoglimento di quanto richiesto e a scioglimento della riserva assunta all’udienza di ieri, la dottoressa Aloj ha disposto l’integrale acquisizione nel processo civile di tutti gli atti e i documenti relativi ai riscontri del procedimento penale’, affermano i legali della figlia di Gianni Agnelli che ieri, nel corso di un’udienza al tribunale civile di Torino, avevano chiesto l’acquisizione nel giudizio civile dei riscontri provenienti dall’indagine penale in corso nel capoluogo nei confronti di John, Lapo, Ginevra Elkann e altri.

”Sono stati, poi, assegnati termini per riferire sulle prove testimoniali e per interpello delle parti che ormai si potrebbero ritenere documentalmente provate, anche in quanto gli Elkann e il notaio non hanno inteso fornire prove contrarie rispetto ai documenti acquisiti”, proseguono nella nota i legali di Margherita Agnelli che concludono ”il giudice ha, altresì, accettato il deposito da parte degli Elkann dell’originale dell’Accordo Transattivo, disponendo che la prossima udienza, fissata per il 2 aprile 2025, sia sostituita dal deposito di note scritte, per poi provvedere sulla prosecuzione dell’istruttoria”.

Opposta la versione fornita dai legali che assistono i tre fratelli Elkann: in una nota affermano che “le memorie depositate dall’attrice sono state in larga parte dichiarate inammissibili, mentre è stata ammessa la produzione, da parte dei fratelli Elkann, dell’originale dell’accordo transattivo del 18 febbraio 2004, già prima depositato in copia (l’accordo con cui Margherita ha irreversibilmente rinunciato a tutte le sue pretese successorie). Il giudice ha ammesso la produzione dei documenti che originano dal procedimento penale in corso, ma ha dichiarato tardive e inammissibili le richieste di parte attrice per nuovi mezzi di prova”, concludono.

Alla base del processo civile ci sono gli accordi stipulati a Ginevra nel 2004, dopo la morte di Gianni Agnelli, con i quali Margherita rinunciò alle partecipazioni nelle società di famiglia, comprese quelle della “cassaforte” Dicembre cedute alla madre, in cambio di beni per l’equivalente di un miliardo e 275 milioni di euro. Successivamente, però, Margherita ha disconosciuto quel patto, sostenendo che le erano state nascoste le reali dimensioni del patrimonio di famiglia.

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