Ucraina, Donald Trump demolisce la narrazione sul numero dei morti tra soldati e civili. Dieci volte tanto quelli diffusi dalla propaganda

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Estratto dell’articolo di Paolo Brera per www.repubblica.it

“L’Ucraina ha perso insensatamente 400mila soldati e molti altri civili”, ha scritto il presidente eletto Usa Donald Trump sul suo social alzando il sipario sul tabù più gelosamente custodito da Kiev. Quanti siano le soldate e i soldati ucraini uccisi dall’inizio dell’invasione russa è un dramma con cui il Paese non si era mai sentito di poter fare i conti, mentre è costretto a reclutare civili sempre meno convinti di giocarsi la vita in trincea.

Non è esattamente un argomento popolare mentre ferve il dibattito sulla richiesta degli alleati di abbassare l’età della mobilitazione ai diciottenni, e mentre si discute di allargarla alle donne. Per questo il governo si era sempre rifiutato di divulgare cifre ufficiali. Questo tabù infranto è uno dei segni più evidenti di una guerra vicina a una svolta impressa dalla nuova presidenza americana, anche se non è ancora chiaro esattamente quale direzione prenderà.

Provando ad arginare la piena il presidente Volodimir Zelensky è immediatamente intervenuto tagliando a 43mila il numero dei soldati ucraini uccisi, e rivendicando un rapporto di “sei a uno” sul campo di battaglia tra le vittime ucraine e quelle russe. “La Russia ha perso ogni interesse in Siria a causa dell’Ucraina – scriveva Trump – dove quasi 600mila soldati russi giacciono feriti o morti, in una guerra che non sarebbe mai dovuta iniziare e che potrebbe continuare per sempre. La Russia e l’Iran sono in uno stato di indebolimento in questo momento, allo stesso modo Zelensky e l’Ucraina vorrebbero fare un accordo e fermare la follia. Hanno insensatamente perso 400mila soldati e molti altri civili. Dovrebbe esserci un cessate il fuoco immediato e dovrebbero iniziare i negoziati. Troppe vite vengono sprecate inutilmente, troppe famiglie distrutte e, se continua così, può trasformarsi in qualcosa di molto più grande e molto peggio. Conosco bene Vladimir. Questo è il suo momento di agire. La Cina può aiutare”.

Ieri Zelensky ha atteso poche ore ed è corso ai ripari: “Dall’inizio della guerra su vasta scala l’Ucraina ha perso 43mila soldati morti sul campo di battaglia, con 370mila feriti. Va tenuto conto che vengono registrate anche le ferite lievi, e metà dei feriti torna a combattere”. Tutti gli analisti con cui abbiamo parlato ritengono sia una valutazione largamente sottostimata, e cozza anche con le stime affiorate nel tempo sulla stampa internazionale basate su fonti di intelligence.

Ma la confusione sui numeri delle vittime regna sovrana per scelta precisa. A fine di luglio il comandante in capo delle forze armate ucraine, Alexander Syrsky, disse al Guardian che le perdite russe erano tre volte maggiori di quelle dell’Ucraina, e in alcune aree del fronte “anche di più”. Ma quanto alle cifre dei caduti ucraini Syrsky evitò di dare i numeri, è“una questione delicata nella società” ed è un’informazione che Mosca può sfruttare.

All’inizio di settembre il Wall Street Journal ha riportato la “stima confidenziale” fatta da “fonti informate” secondo cui il numero dei militari ucraini morti era di 80mila soldati con 400mila feriti. L’Economist invece stima i morti tra 60mila e 100mila, e concorda sui 400mila feriti. Il sito UaLosses conta 60.400 soldati ucraini uccisi. Il 21 novembre secondo il New York Times “il numero dei soldati uccisi in azione, circa 57mila, è la metà delle perdite della Russia, ma è significativo per un paese molto più piccolo”.

E la settimana scorsa lo stesso Zelensky di fronte a numeri catastrofici rimbalzati sui media era intervenuto ancora una volta con l’estintore: “Qualcuno recentemente, sembra sulla stampa americana, ha riferito che sono morti 80mila ucraini: dico no, molti meno”.

A complicare i conti c’è la difficoltà di stimare e conteggiare i caduti civili, i dispersi, il destino dei prigionieri e degli ucraini nei territori occupati.

Ma la cortina fumogena per confondere i numeri rischia di avere un effetto contrario sulla popolazione, alimentando il sospetto che sia un tentativo di diminuire una realtà molto più drammatica. La mancanza di chiarezza viene vista come una prova della volontà di non provocare reazioni popolari con il rischio di spezzare l’unità sempre più fragile su cui si basa la difesa ucraina.

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