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A MINACCIA DI PUTIN “ORA POSSO COLPIRE ANCHE IN EUROPA”
Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
Il discorso alla nazione di giovedì sera non è bastato. Vladimir Putin vuol essere certo che lo ascoltino non solo soldati e cittadini russi, ma anche «coloro che cercano di ricattare il Paese con la forza». Perciò riappare in tv ventiquattro ore dopo.
Stavolta siede a un tavolo insieme ai vertici del ministero della Difesa, del complesso militare-industriale e sviluppatori dei sistemi missilistici. Si congratula con loro per il successo di quello che continua a definire «test» del nuovo missile balistico ipersonico a raggio intermedio Oreshnik (“Nocciolo”), vale a dire il raid di giovedì contro la città ucraina di Dnipro.
«Continueremo questi test, anche in situazioni di combattimento, a seconda della situazione e della natura delle minacce alla sicurezza della Russia. Abbiamo una scorta di tali sistemi pronti all’uso», dice per poi lanciarsi in un panegirico del nuovo missile.
Il presidente russo sottolinea che «il sistema d’arma testato è un altro affidabile garante dell’integrità territoriale e della sovranità della Russia» e invita a «iniziarne la produzione di massa» prima di dare la parola ai convitati.
È Sergej Karakaev, comandante delle forze missilistiche strategiche, ad alzare l’asticella dicendo che del missile Oreshnik: «Questo sistema missilistico con unità ipersoniche può colpire vari bersagli, da quelli singoli ad aree intere, così come quelli altamente protetti, con elevata efficacia. A seconda dei compiti assegnati e del raggio d’azione di quest’arma, può colpire bersagli in tutta Europa».
Non potrebbe essere più chiaro, soprattutto dopo che la tv di Stato ha più volte mostrato la mappa degli obiettivi occidentali raggiungibili in pochi minuti dalla nuova arma. (VIDEO)
La seduta si scioglie. Putin lo aveva detto: se i Paesi occidentali avessero autorizzato Kiev a usare i loro missili per colpire il territorio russo in profondità, sarebbe stata oltrepassata una linea rossa. E quando Stati Uniti e Regno Unito l’hanno valicata, prima ha firmato la nuova dottrina nucleare ampliando gli scenari in cui la Russia può ricorrere all’atomica, poi ha lanciato un nuovo missile balistico contro l’Ucraina minacciando a reti unificate che «una risposta ci sarà sempre».
Gli Stati Uniti, però, finora non hanno commentato. È stato il premier polacco Donald Tusk a osservare che «le ultime ore dimostrano che la minaccia di un conflitto globale è seria e reale». Mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che il 15 novembre aveva avuto un colloquio telefonico con Putin, ha parlato di «spaventosa escalation». Gli analisti frenano. Definiscono l’ultimo passo di Mosca una dimostrazione di forza «calcolata», che minaccia sì, ma non rende inevitabile un’escalation irreversibile. Il trucco di Putin sta sempre qui. Nell’ambiguità. Nel lasciarsi e lasciare una porta aperta.
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