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dal canale Telegram di Andrea Lucidi
Montenegro: trovato morto ex funzionario russo corrotto
Nei giorni scorsi è stata data notizia della morte di Dimitry Senin, ex ufficiale dell’FSB accusato di corruzione e fuggito dalla Russia diversi anni fa.
Rifugiatosi in Montenegro con una falsa identità, la Russia aveva più volte chiesto la sua estradizione.
Senin era accusato di essere stato complice di un colonnello della polizia, Dimitry Zakharchenko, condannato a 12 anni di carcere per aver accumulato oltre un miliardo di euro di tangenti.
La morte di Senin, anche se non rivendicata dalla Russia, potrebbe essere un messaggio inviato a corrotti e disertori.
Un quadro complesso di giustizia e potere, chi ha commissionato l’omicidio di Dimitri Senin
di Andrea Lucidi per Farodiroma.it
La notizia dell’uccisione di Dimitri Senin, ex colonnello dell’FSB, è stata recentemente diffusa da canali Telegram russi. Senin è stato assassinato in Montenegro il 6 novembre in quella che molti ritengono essere un’operazione mirata, volta a colpire un caso di corruzione nelle forze di sicurezza russe.
Il caso di corruzione che ha coinvolto Zakharchenko e Senin
La storia risale al 2016, quando venne alla luce un vasto caso di corruzione che scosse le forze dell’ordine russe. All’epoca, Dimitry Zakharchenko, un colonnello della Polizia di Stato, fu arrestato e successivamente condannato a 12 anni e sei mesi di carcere per aver ricevuto tangenti il cui valore complessivo superava un miliardo di euro. Durante le indagini, la polizia sequestrò circa 810 milioni di euro in contanti, oltre a ulteriori 300 milioni rintracciati in conti bancari intestati ai familiari di Zakharchenko.
Gli investigatori rivelarono che il colonnello Zakharchenko non aveva agito da solo. L’inchiesta della Procura russa indicò che aveva potuto ottenere tale somma e influenza grazie all’aiuto e all’intermediazione di Dimitri Senin, all’epoca colonnello dell’FSB. Senin avrebbe giocato un ruolo chiave nelle operazioni, facilitando le relazioni e le transazioni che consentirono a Zakharchenko di accumulare tali somme di denaro illecite. Tuttavia, pochi mesi dopo l’arresto di Zakharchenko, Senin lasciò la Russia, suscitando sospetti e avviando una caccia all’uomo che sarebbe durata anni.
La fuga e la cattura mancata di Dimitri Senin
Nel febbraio 2017, sei mesi dopo la detenzione di Zakharchenko, Senin decise di lasciare il paese. Attraversò il confine con la Georgia utilizzando un passaporto falso a nome di “Timur Kudasov”, per poi fuggire in Montenegro. La fuga di Senin avvenne sotto la crescente pressione delle indagini e dell’attenzione delle autorità russe, che avevano già iniziato a cercare tutti i possibili complici di Zakharchenko.
Nel 2020, le autorità russe ottennero nuove informazioni su Senin e la sua nuova identità. Grazie a queste informazioni, Senin fu inserito nell’elenco dei ricercati internazionali, con un mandato di cattura che chiedeva la sua estradizione. Tuttavia, la richiesta di estradizione fu respinta dal Montenegro, che si rifiutò di consegnare Senin alla Russia, aggiungendo così un ulteriore livello di complessità alla vicenda.
Questa situazione prolungò la permanenza di Senin in Montenegro, dove cercò di rimanere lontano dai riflettori. Nonostante ciò, pochi giorni fa la sua morte ha messo fine alla sua latitanza.
Il contesto di Senin e la politica anticorruzione russa
La vicenda di Senin si inserisce in un contesto più ampio di lotta alla corruzione che le autorità russe, e in particolare il governo di Vladimir Putin, hanno dichiarato essere una priorità. Questo episodio, così come quello di altri funzionari considerati “disertori” o traditori, sembra inviare un messaggio chiaro: nessun caso di corruzione o tradimento sarà lasciato impunito. Le autorità russe si sono spesso impegnate a dimostrare che, indipendentemente dalla localizzazione dei colpevoli, continueranno a perseguire chiunque abbia commesso reati contro lo Stato e le sue istituzioni.
La morte di Senin si unisce infatti a una serie di episodi simili che coinvolgono ex funzionari o collaboratori considerati disertori. Tra questi, uno dei casi recenti più rilevanti è quello di Maxim Kuzminov, la cui vicenda è stata anch’essa ampiamente discussa e interpretata come un monito per coloro che, per diverse ragioni, decidono di allontanarsi o tradire l’istituzione per cui hanno prestato servizio.
Mentre le vicende di corruzione e giustizia legate a funzionari di alto livello, come Senin e Zakharchenko, pongono l’accento sull’impegno russo nella lotta alla corruzione, esse fanno emergere anche le difficoltà di un sistema dove il confine tra dovere, potere e interessi personali può diventare sottile. La storia di Senin, in particolare, mette in luce un quadro complesso in cui gli aspetti giuridici, politici e diplomatici si intrecciano.
Il caso di Dimitri Senin, anche alla luce della sua tragica conclusione, rappresenta una situazione emblematica che mette in risalto le sfide continue che le istituzioni devono affrontare per preservare l’integrità e combattere gli abusi di potere. Mentre la lotta alla corruzione rimane un obiettivo centrale per molte nazioni, il modo in cui tale lotta si concretizza può assumere forme e modalità diverse, spesso influenzate da specifici contesti culturali e politici, andando anche a raggiungere modalità esterne al sistema legale.
L’omicidio di Dimitri Senin ha sicuramente suscitato reazioni e speculazioni in Russia e all’estero. L’impegno delle autorità russe nel combattere la corruzione, a detta di Mosca, proseguirà senza sosta. Tuttavia, il caso Senin sottolinea anche le complessità intrinseche a tali operazioni che le autorità definiscono “di giustizia” e i rischi associati a una vita ai margini della legalità. La lotta alla corruzione, come dimostra questa vicenda, rimane uno dei temi centrali nelle politiche nazionali e internazionali, con un impatto diretto sia sugli individui coinvolti che sull’immagine delle istituzioni che operano per la giustizia e la trasparenza.
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Buon vecchio Vladimir. Immagino che non ci sia speranza che l’Italia, in quanto “paese democratico”, prenda l’esempio.