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Neuropsichiatria infatile, Manfrin attacca: “tentativo di portare al Gay Pride minori seguiti dall’USL”
tratto da AostaNews24
Un episodio grave è stato al centro di una Interrogazione a risposta immediata – presentata dalla Lega Vallée d’Aoste – durante l’ultimo Consiglio regionale. Secondo quanto ricostruito dal Capogruppo del Carroccio, Andrea Manfrin, alcuni psichiatri della Neuropsichiatria infantile avvrebbero provato a proporre la partecipazione all’ultimo Aosta Pride a dei minori in carico alla struttura. A rendere più inquitante questa ipotesi è che la proposta sarebbe stata rivolta direttamente ai minori senza preventivamente avvertire i genitori. (VIDEO)
“Alcuni psichiatri hanno proposto ad un gruppo di minori in carico alla Struttura di neuropsichiatria infantile di partecipare al Gay pride, senza che vari genitori ne fossero informati – ha riferito in aula Manfrin -. Interroghiamo il Governo regionale per sapere se la Struttura dell’USL condivida l’attività proposta e se sia intenzionata a chiedere le dovute spiegazioni sia sull’individuazione di questa attività tra quelle da proporre a minori con disabilità, sia sulla mancata preventiva autorizzazione dei genitori”.
Le affermazioni sono state respinte dall’Assessore regionale alla Sanità, Carlo Marzi: “l’Azienda USL ha informato che alla manifestazione ha di fatto partecipato una sola ragazza seguita dal servizio: la ragazza stessa ha chiesto di partecipare e ha ottenuto l’approvazione dei genitori.
Secondo Marzi, inoltre, “la partecipazione è stata valutata dagli educatori con il coinvolgimento dei genitori, in linea con il supporto psicoeducativo proposto dal servizio di educativa territoriale. (…) In generale, le attività educative sul territorio che prevedono la partecipazione dei minori nascono in gran parte da proposte dei ragazzi stessi e sono concordate con i genitori. L’obiettivo è di poterli supportare nelle esperienze di consapevolezza e crescita e nell’affrontare tematiche importanti, in senso critico e responsabile”.
Piccata la risposta del Capogruppo leghista, che ha replicato: “la partecipazione di una sola ragazza si è verificata solo quando i genitori si sono resi conto di quanto stava succedendo: infatti, il gruppo doveva essere inizialmente di sette/otto ragazzi, ma quando le famiglie, che non erano state interpellate, si sono rese conto delle attività proposte hanno protestato con veemenza. Le famiglie hanno il sacrosanto diritto di educare i figli come ritengono più opportuno così come si deve chiedere il permesso ai genitori di poter portare i propri figli ad una manifestazione di quel tipo, evidentemente politica: mi auguro che un fatto di questa gravità non accada mai più”.
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