“Vien da ridere, o meglio da piangere” Giampiero Mughini a gamba tesa contro Vasco Rossi: ci mette il carico da dieci e lo seppellisce definitivamente

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tratto da Libero

“Non ci crederai, papà, ma sono tornati, lupi travestiti da agnelli. Bulli, arroganti, la loro propaganda e la stessa ignoranza”. Con queste parole, Vasco Rossi ha ricordato sui social suo padre, che nel 1943 da antifascista era stato deportato nella Germania di Hitler in un campo di lavori forzati. Ma con questi versi, la celebre rockstar italiana ha colto l’occasione per attaccare il governo Meloni, utilizzando la musica dello stesso disco rotto della sinistra di Schlein, Bonelli e Fratoianni: il pericolo del ritorno del fascismo. Per Vasco – che non a caso è l’autore di Buoni e cattivi – il mondo, la società si deve dividere in due poli opposti: i lupi e gli agnelli. Una dicotomia che, però, serve solo a dividere. E che non ci permette di comprendere il mondo di oggi.

Giampiero Mughini, in un articolo apparso sul Foglio, ha smontato parola per parola la retorica di Vasco Rossi. L’Italia del secondo dopo guerra era un Paese dove anche in famiglia si conviveva fra nostalgici del regime e simpatizzanti di Gramsci e Togliatti. Lo scrittore ricorda come suo padre si fosse sposato nel 1940 indossando la camicia nera. E che, al contrario, suo nonno possedesse una tessera del Pci che ha continuato a pagare fino al 1966, anno della sua morte. Secondo la logica di Vasco, queste due persone – sebbene legate da un vincolo di sangue -, sarebbero nemiche per natura. Ma, come confessa lo stesso Mughini, “mio nonno e mio padre si rispettavano“.

“Prima di essere delle fazioni noi italiani eravamo e siamo stati delle famiglie, ciascuna ben corazzata rispetto alle altre – ha spiegato ancora Mughini -. E viene da ridere – o meglio da piangere – al pensiero che in molti vorrebbero riprodurre pari pari quelle topografie di un secolo fa e usare oggi come randelli le parole d’ordine e gli umori in voga un secolo fa, quando le prime pagine dei giornali erano occupate dalle foto di un Lenin che minacciava il finimondo e non da quelle di Maria Rosaria Boccia, sia detto con tutto il rispetto – ha aggiunto – che merita una donna. Rossi padre sarà certamente orgoglioso delle parole che ha voluto rivolgergli il figlio. Solo che quel che accadde nell’Italia e nell’Europa di metà Novecento non ha nulla ma proprio nulla a che vedere con quel che stiamo vivendo noi oggi. Né ci aiuta benché minimamente a districarci da questo gran casino, a connotare il quale servono a niente le parole e i parametri politici in auge al tempo in cui Rossi padre – ha concluso – visse la sua tragedia”.

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