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Per immigrati (e no) siamo proprio noi il Paese più insicuro
Dobbiamo tutelare e proteggere questi poveretti e disperati e non possiamo consentire che approdino e vivano in un Paese alla deriva dove quotidianamente i più elementari diritti vengono messi in discussione.
Una nazione dove le forze dell’Ordine sono razziste perché profilano le comunità di etnia Rom o di provenienza africana; dove eccedono in violenza usando manganelli anche contro minorenni che tentano di forzare i cordoni di sicurezza; abusano delle armi da fuoco per difendersi da energumeni armati di coltello che li vogliono uccidere e continuano ad arrestare chi compie reati definiti bagatellari come furti, rapine, accattonaggio, molestie e atti osceni in luogo pubblico.
Non possiamo tollerare che questi indifesi vivano in un Paese già condannato più volte per la sua situazione di sovraffollamento carcerario e che si rifiuta, nonostante le richieste di una buona fetta di lungimiranti esponenti politici, di dichiarare il «liberi tutti» e di approvare questo indulto che renderebbe finalmente giustizia a tutte le vittime del disagio sociale e dell’iniqua ripartizione della ricchezza.
Una nazione che non punisce chi occupa le case con violenza e con inganno, anzi, che a Roma legalizza l’occupazione abusiva. Ve lo immaginate se un manipolo di occupanti abusivi buttasse fuori questi poveretti dalla dimora di cui si sono giustamente appropriati? Inaccettabile! Un Paese dove picchiare chi non la pensa come te è considerato legittimo, purché il percosso sia percepito come un neonazista (visto che ormai la percezione permea ogni settore dell’esistenza).
Un approdo razzista, dove qualche sconsiderato e ignorante pensa ancora che esistano dei tratti somatici caratteristici e peculiari delle varie etnie che popolano questo pianeta e che, non sempre, alcuni fenotipi rappresentino la maggioranza degli abitanti di determinate aree della terra.
Un posto dove si crede ancora all’eredità e alla discendenza di principi e di valori ed in cui, per quanto raramente, qualche scolaresca viene ancora portata in visita a Redipuglia a rendere omaggio a quei poveri di spirito che pensavano che il loro sacrificio sarebbe servito a tramandare intatti proprio quei valori e principi su cui si fonda la nostra nazione.
Una landa dove i ministri vengono mandati a processo per aver difeso i confini della patria e dove gli indagati per crimini violenti vengono sottratti ai tribunali eleggendoli al Parlamento Europeo.
Un Paese dove esistono ancora delle inique famiglie che vorrebbero delle mense scolastiche in cui si serva la carne di maiale, il prosciutto, le salsicce, il salame, il cotechino e tutte quelle pietanze che hanno sfamato gli Italiani nel corso dei secoli. Che vorrebbero che si studiassero autori come Rodari, Pascoli, Manzoni, Berchet, Carducci, e anche quel blasfemo di Dante Alighieri, e che anelerebbero a conservare un calendario per le festività che ricalcasse abbastanza fedelmente quello degli ultimi 100 anni. Dove chi non sa l’italiano, secondo questi estremisti, non dovrebbe essere promosso alla classe successiva, in barba al principio di inclusione forzata che ha ormai bandito quell’odiosa discriminazione fra chi sa, e si è preso la briga di imparare, e chi non sa e, per questo, è ignorante.
Una terra dove non hai la garanzia di una sanità per tutti e devi metterti in coda per mesi per un esame diagnostico. Come potremmo pensare che questi disgraziati non possano usufruire di un sistema sanitario efficiente, efficace e universale?
Un Paese ad alto rischio di dissesto idrogeologico, di allagamenti, con estesa attività vulcanica e ampie zone caratterizzate da elevata pericolosità sismica.
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