Altro che 3 a 0 alle regionali: il primo gol è preso in Liguria dai Brancaleone di sinistra non è una bastonata locale, ma nazionale. L’analisi di Gianluigi Paragone

di Gianluigi Paragone

Il tre a zero strombazzato dal Nazzareno nel mezzo della bufera giudiziaria è cominciato con un bel 1 a 0 per il governo. Uno a zero per il centrodestra, e poi vediamo che succederà in Umbria dove la partita è apertissima quasi a favore della maggioranza.
Le elezioni in Liguria sono state fortemente politiche, per il peso dei candidati (Bucci è uno dei pochi sindaci di caratura nazionale in quota centrodestra; Orlando è stato un ministro ed è un big del Pd) e per la modalità con cui si è arrivati al voto: una inchiesta giudiziaria che mise ai domiciliari il governatore. Di territoriale c’è stato poco, ma quel poco è servito per fare capire che se candidi uno di Spezia che tifa Fiorentina e che in Liguria viene visto come uno “straniero”, va da sé che le truppe non si muovono. Al netto che Bucci ha lasciato sul campo della sua Genova dei punti importanti.

Ma la questione, dicevamo, è politica: era un test per vedere la trama del centrosinistra al netto delle definizioni. Il test dice alcune cose. Il centrodestra è ancora giudicato come l’offerta politica migliore, soprattutto per gli operatori economici. Marco Bucci, manager dell’economia reale, batte Andrea Orlando, “manager” della politica.
Il centrosinistra al netto delle chiacchiere si è avvitato malamente su leadership che si sono consumate e stanno regolando conti interpersonali.
Conte e Renzi bisticciano ma vendono un prodotto che non hanno: il secondo vende quell’elettorato che sarebbe bastato per vincere, il primo vende un elettorato che non ha più, svaporato con le polemiche tra l’ex premier e il Garante. La lettura che possiamo dare è che nessuno dei due segretari realmente serva al centrosinistra per risultare vincente: in politica la somma non fa il totale, per dirla con Totò.

Quello che manca al centrosinistra per proporsi come alternativa è una offerta politica credibile e non la solita letteratura, cara a Repubblica e compagnia varia, sul fascismo di ritorno, sulla democrazia in pericolo, sul presunto rigore morale e cose simili. Gli italiani che vanno a votare misurano i partiti sulla loro affidabilità rispetto alla crescita: che credibilità può avere una Schlein poco “economica” (e stiamo parlando comunque del partito che vince in Liguria) che si aggrega a Conte e al terzetto Fratoianni/Bonelli/Salis? Quanto a Renzi, suvvia, ma chi ritiene che possa davvero cambiare le sorti di una tendenza che è consolidata? Il pallottoliere parla chiaro: le Europee hanno segnato il trionfo della Meloni e la vittoria del centrodestra; e le Regionali, dal voto delle Politiche a oggi, vedono 10 giunte a 1 per il governo.

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