Eccola, la qualità maggiore di Sinner: sorprendere i rivali, infilzarli nell’unico modo possibile o nell’unico momento in cui credono di avercela fatta e abbassano la guardia. Implacabile, e proprio per questo “noioso”. E’ l’unico appunto che si può muovere al numero 1 del ranking Atp, esploso in questo magico 2024.
Come ricorda Marco Imarisio sul Corriere della Sera, il Washington Post aveva dedicato a Sinner un ritrattone prima della finale contro l’idolo di casa Taylor Fritz, definendo il Rosso “un tipo assonnato che culla i suoi avversari e il pubblico addormentandoli con un ritmo soffocante“, Secondo l’autrice, Sally Jenkins, “il ritmo e il suono dei suoi colpi sono così regolari da indurre al sonno… e dopo un po’ il match non finisce, si addormenta. La cosa più espressiva che fa è asciugarsi. Niente urli, niente lamentele, niente racchette spaccate”.
La sottolineatura dell’impassibilità di uno Jannik molto più apollineo che dionisiaco (qualcuno in Italia lo definirebbe più “nordico” che “mediterraneo”, alla Fognini o alla Paolino Canè per intenderci) vuole in realtà essere la fotografia della sua forza, non una critica feroce al dominatore della racchetta. Ma visti i precedenti con Roger Federer contro Rafa Nadal, e i tifosi spaccati tra la classe eterna dello svizzero e la tenacia inscalfibile del maiorchino, viene il sospetto che la tendenza del futuro sarà impostare il dualismo tra i filo-Alcaraz, con Carlitos dipinto come talento naturale (tipo il poetico svedese Stefan Edberg, fatte le debite differenze) e i filo-Jannik, vagamente più grigio. Ma, e di questo il prestigioso giornale americano dà atto, la verità è che Sinner è una sentenza: o approfitti dei suoi passaggi a vuoto (4 o 5 in tutta la partita) o perdi. Alla faccia della noia.
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