Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “La Repubblica”
Si erano tanto lodati, cercati, scattati selfie assieme. E invece adesso per i Conservatori di Giorgia Meloni, Viktor Orbán è il “cavallo di Troia di Putin nell’Ue”. Tutto nero su bianco, in un durissimo editoriale pubblicato ieri nella prima pagina del sito di Ecr. La distanza tra la famiglia politica europea capeggiata della leader di FdI e il primo ministro di Budapest non è mai stata così marcata e plateale.
Pensare che solo sette mesi fa, a febbraio, il capo del governo ungherese annunciava, in un colloquio con Repubblica e La Stampa, di essere pronto a traslocare nei Conservatori. E il mattinale di FdI, “Ore 11”, confezionato dal sottosegretario di Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari, addirittura già dava la cosa per fatta, descrivendo Orbán come membro effettivo del gruppo Ue.
Poi qualcosa si è inceppato. La trattativa si è arenata prima dell’estate ed è saltata per aria dopo le Europee, quando Budapest ha promosso la nascita del gruppo dei Patrioti all’Eurocamera, insieme alle truppe francesi di Marine Le Pen, a cui si è associata pure la Lega di Matteo Salvini, anche se con un ruolo da gregari. La rottura si è consumata sull’Ucraina, sul filoputinismo praticato da Orbán. Meloni aveva ammesso la differenza di vedute su Kiev, ma non aveva mai biasimato severamente il collega magiaro.
Lo hanno fatto invece ieri, per la prima volta con toni così ruvidi, i suoi Conservatori. Nella homepage del sito di Ecr, infatti, è apparso un editoriale pubblicato sul magazine del partito, The Conservative, titolato così: “L’Ungheria, il cavallo di Troia della Russia nell’Ue”.
Nell’articolo, firmato da Eugen Olariu, si legge che “le azioni dell’Ungheria, guidata da Viktor Orbán, creano tutti i presupposti per essere definita il “cavallo di Troia russo alle porte dell’Unione Europea”, “una strategia infida per minare l’avversario dall’interno”. Le accuse si fanno specifiche. E gravi. Orbán, per la rivista dei Conservatori, starebbe “lentamente lavorando, a piccoli passi, per costruire un cosiddetto Cavallo di Troia russo, che avrebbe lo scopo di facilitare l’introduzione di spie sul territorio di uno Stato membro al fine di destabilizzare l’Unione europea”.
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