Estratto dell’articolo di Filippo Fiorini per “La Stampa”
Fabrizio Pregliasco ha sentito il botto, poi ha visto il sasso sul palco. Gliel’hanno lanciato mentre ragionava sul fatto che il Covid deve essere tenuto sotto controllo, soprattutto per i fragili: «Il mio non era un discorso drammatico». Ora, ci ride su: «I no-vax sono tornati alla carica – dice – per colpa di certi partiti di destra che li hanno fomentati». Gli attacchi come quello che ha subito sabato a Barletta sono diventati «sistematici».
Per evitarli, il virologo ha smesso di andare in metropolitana. Solo qualche giorno fa, un passante gli ha chiesto delle indicazioni stradali e, dopo averlo ringraziato, si è accorto di chi aveva davanti e lo ha preso a male parole. «Sugli irriducibili non c’è nulla da fare – spiega – ma bisogna ancora lavorare su quel 15% di popolazione che ha dubbi ragionevoli sui vaccini. Una delle eredità principali della pandemia, è proprio la gestione dell’infodemia».
Professore, le hanno lanciato un sasso durante una conferenza?
«È stato l’ennesimo gesto di una minoranza di persone che oggi, in una fase di stabilità, hanno ripreso con ancor più voglia a protestare. Per certi versi, ci sta. È una reazione umana. È gente che sottovaluta l’emergenza e colpevolizza chi, come me, ha voluto fare divulgazione scientifica. Non dimentichiamoci però che il cattivo è stato il virus, non i virologi».
Tutto si è risolto senza conseguenze per lei e l’intervistatrice?
«Io mi sono accorto solo del botto che ha fatto il sasso sul palco. Stavo parlando, avevo anche due fari davanti e non vedevo la platea. Mi ha avvertito la giornalista che mi stava intervistando».
La contestazione no-vax si sta rinfocolando?
«Certo, alcune forze politiche li hanno un po’ fomentati».
A quali forze politiche si riferisce?
«Ad alcune del centrodestra. Non tutte, naturalmente. Ma certamente è questa l’area». […]
Quando le hanno lanciato il sasso, stava parlando di un trend di ripresa per il Coronavirus?
«Io ero lì per ricevere un premio letterario per il mio nuovo libro. Si intitola “I superbatteri, una minaccia da combattere”. La domanda sul covid è stata accidentale. […] Oggettivamente non era un discorso di drammatizzazione. Avevo parlato anche delle nuove emergenze come vaiolo delle scimmie, chikungunya, dengue e altro. Anche di questo si fa fatica a parlare. […]».
È ancora necessario lavorare con le persone che hanno avuto sfiducia nei vaccini?
«[…] Se senti dalla parrucchiera che diventi blu dopo la vaccinazione, anche se razionalmente pensi non sia possibile, dopo un po’ ti viene il dubbio. Questa è la difficoltà intrinseca dei vaccini. Se uno ha un mal di testa feroce, ingurgita qualsiasi cosa che ha sottomano senza leggere il bugiardino. Il vaccino è invece qualcosa di cui ti devi fidare rispetto ai risultati e può dare degli eventi avversi».
Questa non è la prima volta che la attaccano?
«È sistematico. Per esempio, ho smesso di andare in metropolitana per evitare questi episodi. Di recente, in un parcheggio, una persona mi ha chiesto delle informazioni. Era un normalissimo scambio civile, finché non si è accorto di chi aveva davanti e il sorriso di gratitudine ha lasciato spazio allo sguardo di uno che sembrava avesse visto la morte. Poi, mi ha insultato. Io ci rido su».
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Lo dica alle vittime del dannato siero che prima o poi se li parerà dinnanzi uno ad uno in termini di pena. E che pena se dovesse incontrarli nella vita eterna .