La vita monastica che devi condurre per giocarti un Oro alle Olimpiadi: trova le differenze con i calciatori milionari e viziati

UN CYRANO CHE AVEVA PREVISTO TUTTO

Estratto dell’articolo di Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

Avete presente gli atleti timidi e composti, quelli per cui l’importante è migliorarsi, dare il massimo, far vincere la squadra eccetera? Ecco, Thomas Ceccon è l’opposto. «Lo sapevo fin da ragazzino che avrei vinto le Olimpiadi. Avevo 15 anni quando l’ho detto ad Alberto, il mio allenatore: io vincerò l’oro olimpico».

Thomas, hai visto il presidente Mattarella al villaggio? «Sì, per fortuna mi hanno tenuto poco» (scherzava ovviamente). Thomas, sognavi la medaglia? «Non era un sogno; era un’ossessione […]» (che sarebbe Martinenghi). «Mi ero anche già preparato queste interviste. A proposito, è vero che qualcuno di voi giornalisti ha detto che Nicolò ha vinto per fortuna? Sappiate che nel nuoto non si vince mai per fortuna».

«Lo faccio anche per la mia famiglia; devo ripagarla di quello che lei ha fatto per me. Non sto qui a raccontarvi i sacrifici. Ma me li ricordo, tutti». Il papà è un infermiere di Schio, che ha fatto i doppi turni, giorno e notte, per consentire al figlio di dedicarsi al nuoto.

La madre per stargli vicino si è trasferita a Verona, dove Thomas si allena (sì, il campione olimpico vive con la mamma). La sua non è una vita da fortunato, come quella di Gregorio Paltrinieri, che in vacanza alle Eolie si allenava tuffandosi dalla barca del padre all’alba e nuotando da Lipari a Vulcano e ritorno.

Thomas fa una vita monacale. Sveglia alle 6 e mezza, alle 7 e mezza già in piscina, tre ore di allenamento, 5 chilometri di nuoto, sonnellino, pranzo, poi di nuovo piscina, altri 5 chilometri, cena alle 20 e a letto presto. All’apparenza un inferno. Eppure lui è felice. «Ho cominciato a 7 anni. Già allora mi allenavo tutti i giorni, e non mi pesava per niente. Da adolescente è stata più dura, vedere gli altri uscire la sera. Ma io non potevo». E stasera come festeggi? «Con una partita a briscola. Tra due giorni ho i 200 metri».

L’unico veterano che gli piace è Michael Phelps. Ha letto cinque volte la sua autobiografia. Fino a due anni fa mangiava come lui: 12mila calorie di junk food; ora ci sta più attento. Ha letto pure l’autobiografia di Mark Spitz. E poi libri di psicologia, di filosofia. Ora si iscrive all’università. E il suo metro e 97 in tv ha fatto una certa impressione, già sta ricevendo sui social messaggi espliciti. «Io un sex symbol? Ma no. È che ci vedete sempre mezzi nudi… ».

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