Gramellini e l’indegno attacco a Jannik Sinner: il pennivendolo, dall’alto del suo nulla si permette di insinuare che il campione non abbia fatto il possibile per partecipare alle olimpiadi

di Massimo Gramellini per Corriere.it

Vorrei rassicurare gli amici del bar sport: secondo i più aggiornati studi scientifici, tra le cause della tonsillite non risultano esservi né le fidanzate russe né la residenza a Montecarlo. Anche Djokovic abita lì, ma le rare volte in cui gli è venuta una tonsillite, è stata la tonsillite a darsela a gambe in preda al terrore. Ci sta che un medico, vedendo le placche in gola, prescriva qualche giorno di riposo.

Ma davvero Sinner non poteva giocare il primo turno all’Olimpiade imbottito di antibiotici, presumibilmente contro un avversario abbordabile, per poi recuperare la salute nel corso del torneo? O partecipare solo a quello di doppio, fisicamente meno dispendioso, dove lui e Musetti erano i favoriti per l’oro?

Qualche maligno ha ritirato in ballo la storia dello scarso attaccamento al tricolore, ma, se non per la patria, Jannik sarebbe dovuto andare a Parigi almeno per gli sponsor: chissà che fine farà, adesso, la (esagerata) sfilza di spot televisivi di cui è protagonista. E allora perché è rimasto a letto?

Ognuno, qui al bar sport, ha la sua teoria. La mia è che Sinner, come tutti i talenti più costruiti che naturali, pensi di funzionare solo quando la macchina del suo corpo risponde alla perfezione. La minima crepa basta a fargli perdere certezze e a indurlo alla resa.

Invece, nel Grande Slam della vita, si diventa grandi «nonostante». Le imprese che ricordiamo con più piacere sono quelle che abbiamo compiuto quando la logica ci suggeriva di rinunciarvi.

di Biagio Simonetta da facebook

Un paio di cose sul nuovo sport preferito dagli italiani: criticare Jannik Sinner.
Sul Corriere della Sera, Massimo Gramellini si è fatto portavoce del nuovo pensiero unico. Quello di chi ha conosciuto il tennis grazie a Sinner, fa ancora fatica a distinguere un game da un set, ma si sente in dovere di giudicare il primo italiano della storia ad aver conquistato la leadership della classifica ATP per la sua scelta (obbligata) di non giocare le Olimpiadi. Per esempio, secondo Gramellini, Sinner avrebbe dovuto imbottirsi di antibiotici e partecipare al torneo.
Ora: tralasciando la gimcana di allusioni del Gramellini pensiero (che neanche sotto l’effetto di popper), andrebbero ricordate un paio di cose su Jannik Sinner, ragazzo che a 14 anni è andato via da casa per seguire la sua passione e il suo talento. E che ci ha regalato (e ci regalerà ancora) emozioni sportive nuove e autentiche.
Per esempio che a 23 anni ancora da compiere è numero 1 ATP (mai nessun italiano come lui). Che negli ultimi mesi ha frantumato ogni record tennistico italiano, incollando milioni di italiani alla Tv per uno sport che in molti disconoscevano. E che ha fatto tutto questo mostrando sempre lealtà e rispetto, principi non banali quando sei idolo di molti ragazzi.
Il problema è che questa macchina di successi ha spinto molti a dimenticare che Jannik Sinner è innanzitutto un ragazzo. Con le sue ambizioni, ma anche coi suoi sentimenti (veramente è un problema che sia innamorato a 23 anni? Ma dove vivete?). E magari anche con un fisico che non è fatto di semiconduttori e scocche di alluminio. Ma di carne, ossa e anima. Viva Jannik Sinner. Fatevene una ragione.

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