Anna Lombardi per la Repubblica – Estratti
«Donald Trump sta arrivando. E cambierà radicalmente le politiche sull’Ucraina». L’ex presidente degli Stati Uniti a caccia di un nuovo mandato ha trovato un portavoce d’eccezione in Europa.
L’uomo del tycoon a Bruxelles è evidentemente il premier conservatore ungherese e presidente di turno della Ue Viktor Orbán che in una lettera recapitata lo scorso 12 luglio al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, e poi condivisa con gli altri leader degli Stati membri, ha disegnato un “suo” piano di pace. Ovvero la sintesi dei colloqui avuti nel corso dei suoi viaggi, compiuti di sua iniziativa e senza investitura alcuna a Kiev, Mosca, Pechino e Mar-a-Lago — la residenza di The Donald — in coincidenza con i primi giorni del suo turno di presidenza, a inizio mese.
Per Orbán l’Europa farebbe meglio ad abbandonare l’idea del sostegno a Kiev a tutti i costi perché l’America di Donald Trump cambierà presto rotta. Costringendo tutti a fare i conti con un differente scenario politico e anche economico. Il suggerimento, dunque, è anticipare. Invertire fin da ora la strategia europea sull’Ucraina, riaprendo la comunicazione diplomatica diretta con Mosca e avviando colloqui di alto livello con Pechino affinché proprio il Dragone organizzi una nuova conferenza di pace. «Il conflitto militare si intensificherà radicalmente nel prossimo futuro », scrive il leader ungherese.
«Le parti in causa non hanno nessuna intenzione di approdare ai negoziati di pace, gli unici tre attori globali che possono influenzare gli sviluppi futuri della guerra sono Ue, Cina e Stati Uniti». Trump, nota « ha piani dettagliati e ben finanziati al riguardo ». Ma potrà agire solo dopo il voto di novembre, (a patto di essere eletto, s’intende): «Si muoverà dopo le elezioni ma prima ancora dell’insediamento». Una prospettiva avverte, che rischia «di cambiare significativamente le proporziono degli oneri finanziarie del conflitto a svantaggio della Ue».
Toccherà agli europei farsi carico delle spese e, da soli, delle spese militari di Kiev. Un “piano di pace”, quello di Orbán, che di sicuro non piace ai leader europei. «Non posso accettare le sue affermazioni sul fatto che stiamo facendo una “politica in favore della guerra”. È tutto il contrario», ha risposto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in una lettera inviata a Orbán e in copia in copia a tutti i capi di Stato e di governo europei.
«La Russia è l’aggressore, l’Ucraina è la vittima».
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