Estratto dell’articolo di Camilla Conti per “la Verità”
Quasi quattrocento miliardi di euro. Trecentonovanta, per la precisione. È quanto hanno dovuto sborsare i Paesi della Ue, solo nel 2022, per sovvenzionare i prezzi del gas e dell’energia elettrica in modo da ridurre l’impatto sulle famiglie e sulle imprese dello stop al gas russo deciso dopo l’invasione dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio di due anni fa.
Eppure, nonostante il conto salatissimo, nonostante il price cap e le nuove regole sullo stoccaggio, ci sono ancora fughe nell’approvvigionamento e la solidarietà tra paesi lascia ancora molto a desiderare.
Il giudizio, assai severo, arriva dalla Corte dei Conti europea il cui compito è fare da cane da guardia a come viene speso il budget della Ue, ovvero controllare che il denaro dei contribuenti europei sia speso bene e adottando le strategie giuste.
In una relazione sulla sicurezza delle forniture energetiche, presentata ieri, i membri della Corte viene lanciato un monito: «Se la Ue vuole essere pienamente preparata ad affrontare una nuova crisi del gas vi è ancora molto da fare. Nonostante le misure di emergenza adottate in risposta all’uso delle forniture di gas come arma da parte della Russia, i benefici apportati da tali azioni della Ue non sono sempre chiari».
E nuove sfide dovranno essere affrontate per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di gas a lungo termine, come la maggiore dipendenza dal gas naturale liquefatto (gnl e la necessità di decarbonizzare parte del proprio consumo di gas).
Il rapido abbandono delle importazioni di gas dalla Russia, che nel 2021 rappresentavano il 45 % di tutte le importazioni di gas della Ue, ha creato una crisi dell’offerta, che a sua volta ha scatenato una crisi di accessibilità economica.
Nell’agosto del 2022 i prezzi all’ingrosso del gas hanno raggiunto un picco di 339 euro per megawattora (rispetto ai 51 euro/MWh dell’agosto 2021). I paesi dell’Ue hanno iniziato a sovvenzionare i prezzi del gas e dell’energia elettrica spendendo, come abbiamo visto, quasi 400 miliardi nel 2022.
La Corte ha quindi avviato un’indagine per verificare se la Commissione europea ha istituito un quadro efficace per la sicurezza dell’approvvigionamento di gas e se gli obiettivi annunciati come risposta all’emergenza sono stati rispettati. Durante la crisi, l’Unione europea ha raggiunto l’obiettivo di ridurre la domanda di gas del 15%, ma gli auditor della Corte non sono stati in grado di stabilire se ciò fosse dovuto alle sole misure adottate o anche a fattori esterni (ad esempio, gli alti prezzi del gas e un inverno mite).
Analogamente, l’obbligo di riempimento degli impianti di stoccaggio del gas in tutta l’Ue è stato rispettato e l’obiettivo del 90% è stato addirittura superato. Praticamente, però, si tratta dei normali livelli di riempimento prima della crisi. Inoltre, è impossibile valutare l’efficacia del tetto al prezzo del gas dato che i prezzi si sono mantenuti bassi dopo che è stato introdotto.
E ancora: il processo di comunicazione dei piani preventivi e di emergenza degli Stati membri è «inefficiente e di valore aggiunto discutibile». Nel giugno 2023 la Commissione ha avviato 26 procedure di pre-infrazione al fine di ricevere i piani mancanti. Al 15 gennaio 2024 aveva ricevuto 23 Pap e 25 piani di emergenza. Anche i 13 gruppi di rischio regionali sui corridoi di arrivo del gas «non stanno ottenendo i risultati attesi» perché diversi Stati membri non hanno fornito i dati necessari.
La strategia adottata, insomma, presenta parecchie falle. E questo non ci lascia tranquilli in caso di una nuova crisi. Guardando al futuro, infatti, la Corte conclude che la Ue deve consolidare il quadro per l’accessibilità economica del gas. Avverte inoltre che molti Stati membri sono ancora riluttanti a firmare accordi bilaterali di solidarietà.
Alcuni paesi dell’Unione taglierebbero persino le forniture di gas a un paese vicino in caso di emergenza. Infine, la Corte sottolinea gli insufficienti progressi in materia di cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio (Ccus), che potrebbero rappresentare un’ulteriore sfida per la sicurezza dell’approvvigionamento a lungo termine.
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