Ha solo 19 anni ed ha cambiato sesso per ben due volte: ecco come la propaganda della feccia massonica rovina i nostri giovani

Estratto dell’articolo di M.Z. per “Libero quotidiano”

Nel dicembre del 2021, un articolo di Charlie Hebdo affrontò uno dei temi tabù del mondo Lgbtq e non solo: la detransizione di genere, ossia il percorso di coloro che si sono pentiti di aver cambiato genere e hanno deciso di interrompere o di invertire la transizione.

Il settimanale parigino raccontò la storia di due ragazze, Elie, belga, e Nele, tedesca, fondatrici dell’associazione Post Trans, il cui obiettivo è dare supporto a quelle persone che, influenzate dai social o da cattivi psicologi, hanno curato con la transizione di genere disagi adolescenziali. E si sono pentite. […]

Domenica sera, sul canale televisivo francese M6, il programma Zone Interdite ha raccontato un’altra triste storia di detransizione di genere, confermando quanto il fenomeno sia molto più diffuso di quanto non vogliano far credere certe associazioni militanti trans. […]

È il caso di Johanna, una ragazza svedese che si è resa conto di essere stata influenzata dai social nella decisione di avviare un percorso di transizione di genere, e che oggi paga le conseguenze di questa influenza. «Johanna era una bambina raggiante. Ma a quindici anni si è ammalata e ha sofferto di anoressia», recita la voce narrante dell’inchiesta televisiva, prima di lasciare la parola a Johanna: «Mi sono resa conto che non mi piacevo, che non mi piaceva il mio corpo. Il mio sogno più grande era quello di morire di anoressia». Johanna ha sfiorato la morte, è rimasta per diversi mesi in ospedale.

Ma quando è uscita dall’ospedale e dall’anoressia, continuava a odiare il suo corpo. L’incontro con una persona trans e alcuni video di promozione della transizione di genere l’hanno spinta a rivolgersi a una delle cliniche più note di Stoccolma. Nuovo nome, nuovo aspetto fisico, ma dopo poco ha iniziato a dubitare.

«A diciannove anni, dopo un anno e mezzo, ho iniziato a sentirmi a disagio con il mio nuovo corpo. E mi sono detta: “Perché non mi sento meglio? Dovrei essere più felice”». Johanna era convinta che la sua anoressia fosse legata alla disforia di genere. È diventata un ragazzo per due anni, prima di intraprendere la detransizione. Con conseguenze psicologiche che la segneranno per tutta la vita.

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