Estratto dell’articolo di Massimiliano Balsamo per www.ilgiornale.it
Overdose di politicamente corretto per l’Adidas, che ora rischia una clamorosa campagna di boicottaggio in rete. In vista di giugno, la multinazionale dell’abbigliamento sportivo ha deciso di dedicare una collezione al Pride e alla comunità LGBT: il designer sudafricano Rich Mnisi ha firmato una capsule collection colorata e “inclusiva”. Sin qui nessun problema, naturalmente. A scatenare il dibattito in rete è stata la decisione di fare indossare un costume da bagno da donna a un modello uomo (non viene specificato se si identifica come uomo, come trans o altro).
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Adidas nel caos
Come facilmente immaginabile, non tutti hanno apprezzato la trovata iper-progressista dal retrogusto woke. La società è stata accusata di “cancellare le donne” e di puntare su un marketing eccessivamente inclusivo, come del resto accaduto alla Bud Light, che ha visto diminuire sensibilmente le vendite in seguito alla partnership con l’influencer transgender Dylan Mulvaney.
Grande indignazione sui social network, con l’hashtag #BoycottAdidas entrato in tendenza. Molti volti del mondo dello sport sono intervenuti nel dibattito, a partire dalla stella del nuoto statunitense Riley Gaines: “I costumi da bagno da donna non sono accessoriati con un rigonfiamento […] L’azienda avrebbe potuto almeno dire che il costume è ‘unisex’, ma non l’ha fatto perché si tratta di cancellare le donne
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