“Temevo pesanti ritorsioni nei confronti della mia famiglia” Pupo racconta a Dagospia perché ha dovuto rinunciare a presiedere il Festival musicale in Russia

Tratto da Dagospia

Scusate il fiatone ma sto camminando in mezzo ai boschi di Spa, in Belgio. Normalmente non sono abituato a dare spiegazioni per le scelte che faccio, credo di essere un uomo abbastanza libero. Certamente non sono totalmente libero perché ho anch’io dei vincoli ho delle responsabilità nei confronti delle persone che stanno accanto a me e che si affidano e si fidano di me.

Parlo della mia famiglia, dei miei collaboratori che lavorano come da moltissimi anni. Ecco, loro mi conoscono e non avrebbero bisogno di nessuna spiegazione, perché chi mi conosce non ha bisogno di spiegazioni quando io prendo una decisione o scelgo di fare qualcosa. Chi invece mi conosce meno, giustamente, perché ha da preoccuparsi dei propri problemi: non sono uno che pretende che gli altri si occupino dei miei problemi e però non accetto neanche che mi si venga giudicato con superficialità. La superficialità, uno dei peccati originali del nostro tempo.

Quindi sono qui perché ho promesso che avrei dato una spiegazione alla rinuncia di partire per Mosca e di partecipare al Festival della canzone patriottica intitolato road to Yalta, e non pensavo che la mia partecipazione pacifica, proprio orientata verso una cooperazione ed un intento di pace perché le mie canzoni sono, direi, innocue. Le mie canzoni hanno solo portato, dalla fine degli anni 70 fino ad oggi, in quei paesi, solo un messaggio di serenità e di pace.

Io ho conosciuto i russi e gli ucraini, come i kazaki e come gli uzbeki, tutti i popoli dell’ex Unione Sovietica li ho conosciuti nel momento in cui erano tutti insieme e so quanto amore e la fratellanza che ha sempre legato anche proprio i due popoli soprattutto gli ucraini e russi oggi assistere a quello che sta accadendo per me è una pugnalata al cuore. Perché io ho cantato ovunque in Ucraina in tutte le città che adesso sono sotto attacco io minimo ho fatto 4 5 concerti e per ogni città nel corso degli anni e ho anche cantato in tutta la Russia, quando c’era la pace, quando i due popoli erano fratelli e quando non era iniziata questa faida familiare.

Perché di questo si tratta. A mio avviso si tratta di un conflitto fra parenti, un conflitto che noi non possiamo giudicare con la superficialità di dividere un aggredito dall’aggressore o di dividere il mondo fra buoni e cattivi. Spero vivamente che presto torni la pace perché voglio tornare a cantare in Russia, in Ucraina, ovunque. E questo è un po’ il mio pensiero.

Ma quando si parla della mia partecipazione ad un evento, come quello al quale ero stato invitato, io sarò ancora più preciso: non sono andato a Mosca per tutelare la mia famiglia, i miei amici, i miei collaboratori, le persone che vivono accanto a me e che della mia attività fanno un punto di riferimento per mantenere le loro famiglie, di una famiglia molto allargata che si ama e che io amo.

Ho collaboratori molto molto legati a me che lavorano e girano il mondo con me da più di quarant’anni. Quindi è molto semplice: viviamo in un periodo di, consentitemi di dire, di pura follia, in cui ogni gesto viene strumentalizzato al punto da poter creare problemi indicibili e molto molto gravi, che danneggiano le famiglie e le persone.

Lo facciamo con una disinvoltura a volte inquietante e imbarazzante, perciò semplicemente, per tutelare – perché ho ricevuto davvero, non parlo degli insulti e degli epiteti, parlo di minacce reali di persone che si sono insinuate non so come nella mia privacy, e in qualche modo mi hanno fatto riflettere sul da farsi in questa circostanza.

E allora cosa ho fatto? Ho telefonato ai miei amici, organizzatori del Festival Road to Yalta, mi sono consultato con loro ho raccontato loro cosa stava accadendo in Italia e sono stati loro i primi a dire: “no, Enzo non devi mettere a rischio né la tua incolumità fisica e professionale ma soprattutto nemmeno quella di chi con te vive e vive del tuo lavoro. Non devi mettere a rischio nemmeno le loro famiglie e la tua famiglia.

Pupo

Sono stati i primi loro a dirmi che sarebbe stato meglio non partecipare quest’anno e aspettare tempi migliori più pacifici e più sensati per poter tornare in giro per il mondo, in giro per l’est, ovunque io possa portare la mia musica. Poter tornare a lavorare con più serenità, non so ho ancora tante cose da dire ma queste sono quelli essenziali. Spero di essere stato chiaro come credo di essere sempre chiaro ogni volta che in qualche modo prendo delle decisioni, che in questo caso non sono solo mie, me ne rendo conto, ma appartengono all’opinione pubblica. Grazie

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