Scandalo sacro siero, denunciati Ursula von der Leyen e Albert Bourla, boss di Pfizer. Ne parlano in Belgio, non in Italia: vediamo se riusciranno ad insabbiare

Il quotidiano belga Le Vif rivela una denuncia inoltrata presso la procura di Liegi. Coinvolto anche l’amministratore delegato di Pfizer

di Maurizio Romiti per il blog di Nicola Porro

Una nuova grana giudiziaria si profila all’orizzonte per Ursula von der Leyen. Un cittadino belga di 35 anni ha presentato una denuncia contro la presidente della Commissione europea «per essersi sostituita al governo federale durante la pandemia di Covid-19, negoziando un mega-contratto per i vaccini via sms con l’amministratore delegato di Pfizer». Ne dà conto il quotidiano belga Le Vif e la notizia è stata rilanciata da diversi altri media locali.

A portare il caso davanti alla giustizia belga è stato Frédéric Baldan, un lobbista professionista accreditato presso le istituzioni europee. Egli, in particolare, è specializzato nelle relazioni commerciali tra l’Ue e la Cina. La denuncia è stata inoltrata presso la procura di Liegi e, secondo Le Vif, se ne potrebbe occupare il magistrato finanziario Frédéric Frenay. La denuncia, sottolinea il quotidiano, «non è di poco conto, in quanto si riferisce ai reati di “usurpazione di funzioni e titoli”, “distruzione di documenti pubblici” e “appropriazione illecita di interessi e corruzione”».

Tra le accuse anche quella di aver cancellato i suoi messaggi con l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla, caso, quest’ultimo, che ha visto la presidente della Commissione nel mirino delle critiche dell’opposizione all’Eurocamera. I presunti sms tra von der Leyen, segnalati da un articolo del New York Times – oscura vicenda di cui ci siamo occupati recentemente – non sono mai stati declassificati dalla Commissione.

Tra le altre cose, Von der Leyen e il CEO di Pfizer Albert Bourla sono sospettati di aver negoziato direttamente un’estensione del contratto di 1,8 miliardi di euro per dosi aggiuntive ai paesi dell’Ue tramite messaggi di testo, sebbene la Commissione sia stata finora oggetto di reclami amministrativi solo per questo motivo.

Ora, anche se alla fine questa ennesima vicenda legata ai più controversi vaccini della storia mondiale dovesse finire con i classici tarallucci e vino, sul piano generale solo il fatto di aver avallato e sostenuto oltre ogni ragionevole dubbio l’acquisto di alcuni miliardi di dosi per una malattia banale per la stragrande maggioranza degli individui rappresenta un crimine contro l’umana intelligenza.  Tant’è che allo stato attuale sembra che all’Europa restino in deposito circa 3 miliardi di vaccini, per un costo diretto di 60/70 miliardi di euro, senza considerare la spesa per il trasporto, lo stoccaggio e il mantenimento di questa montagna di sieri ampiamente scaduti da molto tempo.

Insomma, di fronte al fondato sospetto di aver provocato un gigantesco danno erariale con una modalità di acquisto piuttosto anomala per una Unione europea sempre più tendente ad una burocratica mania del controllo, se la signora Ursula dovesse farla completamente franca, ciò minerebbe ulteriormente il prestigio della stessa Ue. Prestigio che, occorre ribadire, con questa oscura vicenda forse ha raggiunto il suo punto più basso. E questo è tutto dire.

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