Arriva finalmente la svolta? “Sul caso Orlandi Papa Francesco e il Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, vogliono che emerga la verità senza riserve”. Era iniziata con questa frase consegnata al Corriere della Sera da Alessandro Diddi, Promotore di Giustizia della Città del Vaticano, e si è conclusa con con le parole di speranza pronunciate da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, uscito dal Sant’Uffizio dopo oltre 8 ore di faccia a faccia con il penalista, quella che probabilmente è la giornata più importante dal 1983, anno della scomparsa di Emanuela, a oggi. A distanza di 40 anni, infatti, il Vaticano e la famiglia dell’allora 15enne camminano fianco a fianco nella ricerca della verità. Ma cosa ha chiesto Pietro Orlandi alla giustizia d’oltretevere? Ha chiesto, e messo a verbale, di ascoltare alcune persone, che secondo lui sarebbero a conoscenza di circostanze fondamentali per ricostruire i passaggi della vicenda. Si tratta dei cardinali Re e Sandri, dell’ex comandante della gendarmeria vaticana Giani, del suo vice Alessandrini e dei procuratori Capaldo e Pignatone.
Ma in questa vicenda a colpire sono state le parole di Pietro Orlandi pronunciate a Di Martedì ai microfoni di Giovanni Floris: “Sono convinto che Wojtyla, Ratzinger e Papa Francesco siano a conoscenza”. E nel corso della trasmissione viene fatto ascoltare un audio che lo stesso Pietro Orlandi avrebbe consegnato alle autorità vaticane. Nell’audio a parlare è un uomo vicino alla banda della Magliana: “Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il Segretario di Stato a un cero punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell’ambiente carcerario”. Sono tutte parole che ovviamente finora non hanno trovato alcun riscontro. Ma la frase con cui Pietro Orlandi commenta le parole dell’uomo della Magliana sono piuttosto inquietanti: “Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due Monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…”.
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