(ANSA) – “Al Quirinale si registra un divertito stupore per una ricostruzione decisamente fantasiosa fatta da diversi quotidiani sugli incontri del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni scorsi. Non è vero che il Presidente abbia parlato con Mario Draghi di Pnnr, né che lo abbia incontrato ventiquattr’ore prima della colazione con il Presidente del Consiglio né tantomeno in giorni realmente precedenti. Né che vi sia stato, nello stesso arco di tempo, un analogo incontro con il Commissario Ue Gentiloni”. Lo si legge in una nota del Quirinale. “Sarebbe fortemente auspicabile che, sulle iniziative del Presidente della Repubblica e sul loro significato, si facesse riferimento a quanto il Quirinale, con piena trasparenza, comunica”, conclude la nota.
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
A metà della scorsa settimana Mario Draghi è stato ricevuto al Quirinale da Sergio Mattarella. Un incontro avvenuto tra mercoledì e giovedì, ufficialmente senza un motivo preciso: l’ex presidente del Consiglio e il Capo dello Stato non si vedevano di persona da un po’ e hanno trovato tempo e modo di farlo in quelle ore.
[…] Le tensioni sul Piano nazionale di ripresa e di resilienza sono già esplose. Da Bruxelles arrivano distinguo, dubbi e richieste di approfondimento sui progetti finanziati con le risorse europee. Sullo sfondo ci sono vuoti normativi che il centrodestra italiano si ostina a non voler riempire. Sui balneari, innanzitutto. Così matura l’ultimatum dell’Ue sulla terza tranche dei finanziamenti, quella che in teoria copre gli impegni del secondo semestre del 2022.
Il governo di Giorgia Meloni si sente assediato, i ministri di Fratelli d’Italia reagiscono d’impulso accusando l’Europa di mostrare un volto più severo rispetto a quando a Palazzo Chigi sedeva Draghi. Anche l’ex presidente della Bce finisce nel mirino. […]
La destra sovranista è in difficoltà. […] Il clima però si intorbidisce. […] Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, quotidianamente in contatto con Fitto e con Palazzo Chigi, cerca di smussare il nervosismo dei suoi interlocutori. Anche lui, di passaggio a Roma, sarebbe salito al Quirinale, più o meno nelle stesse ore in cui Mattarella riceve Draghi.
Attorno a Meloni si fa largo l’idea di promuovere «un’operazione verità». […] L’obiettivo è chiaro: dire come stanno le cose, individuare le colpe, sostenere che si tratta di un’eredità dei precedenti governi. L’operazione parte ma trova un ostacolo: Draghi. L’ex premier non ci sta a fare da capro espiatorio per un negoziato con l’Ue che si sta avvitando in un frustrante scaricabarile.
Filtra il suo fastidio e attraverso i collaboratori fa sapere di aver lasciato tutto in ordine, Pnrr compreso, al momento del passaggio di consegne, lo scorso ottobre. Meloni capisce e lo cerca al telefono. Per giustificarsi, ma anche per confessare il suo disagio di fronte al puntiglio europeo. A quel punto, però, la premier è già consapevole che i toni vanno raffreddati il prima possibile.
In meno di 72 ore lei e il suo predecessore vengono ricevuti al Quirinale. Prima Draghi, poi, Meloni – venerdì – per un confronto molto lungo. Quasi due ore di colloquio che costringono la leader di FdI a disertare il comizio finale per le Regionali in Friuli. Sull’incontro tra Mattarella e l’ex banchiere non trapela molto. Il presidente della Repubblica vuole evitare che in un momento di difficoltà per l’esecutivo possano riaffacciarsi ipotesi di governi alternativi, o addirittura di un impensabile ritorno di Draghi a Palazzo Chigi. Anche per questo, forse, attorno al faccia a faccia viene mantenuto il massimo riserbo.
Verosimilmente Draghi e Mattarella parlano di Pnrr, discutono dei nodi del piano, dei rapporti con l’Ue, della situazione economica e delle possibili reazioni dei mercati finanziari. Nulla di più è dato sapere. Ma una cosa diventa subito evidente. Nel weekend successivo agli incontri di Mattarella con Draghi e con Meloni, gli attacchi del governo e della cerchia della premier verso l’ex numero uno della Bce si interrompono.
Lo schema sulla colpevolizzazione dei predecessori resta lo stesso, ma Fazzolari fa capire su chi va spostato il mirino: «Sul Pnrr […] purtroppo l’attuale governo si è trovato a dover risistemare molte cose che non vanno, perché il piano è stato fatto in modo troppo frettoloso dal governo Conte II»
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