“La Palermo bene ha paura” Matteo Messina Denaro, nonostante il 41bis, fa filtrare un chiaro avvertimento ai suoi uomini

L’avvertimento di Messina Denaro dal 41 bis: “La Palermo bene adesso ha paura”

Matteo Messina Denaro si sente tradito. Lo scrive oggi Repubblica, che propone ampi stralci dei messaggi intercettati al boss di Cosa Nostra in carcere al 41 bis. Ecco quanto si legge nell’articolo a firma di Lirio Abbate: “Dottoressa, lei è mai stata a Palermo?” chiede Matteo Messina Denaro al medico che lo sta visitando in carcere, e lei risponde: “No, non sono mai andata a Palermo”.

Secondo quanto scrive Repubblica, il boss sorride e replica subito, vorrebbe attaccare bottone: “È una città bellissima di un milione di abitanti, e le dico una cosa…”, il capomafia la guarda in faccia, accenna con l’espressione della bocca ad un sorriso ironico, imposta il tono della voce come per fare un annuncio serio e importante, e lancia una bordata anche in successive frasi: “La Palermo bene ora ha paura”. Anche se dai messaggi emerge un boss che si sente tradito.

Matteo Messina Denaro e la frase in carcere contro la “Palermo bene”. Cosa ha detto il boss

“Da qualche giorno a questa parte tutta la Palermo bene ha le unghie ‘ammucciate’, nascoste“. È la frase, come racconta Lirio Abbate su La Repubblica, rivolta dal boss Matteo Messina Denaro al medico che lo stava visitando in carcere. Ha chiesto alla dottoressa se era mai stata a Palermo e alla risposta negativa ha aggiunto: “È una città bellissima di un milione di abitanti, e le dico una cosa…”: quella delle unghie nascoste. Un messaggio, una minaccia o una risposta alla Procura? Nei giorni scorso il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, aveva ricordato come “Cosa nostra sia riuscita a entrare nei salotti buoni dove si discute di affari, finanziamenti, appalti, dove si decidono le politiche pubbliche. E vi è entrata dalla porta principale, parlando con i suoi interlocutori da pari a pari… La mafia ha sempre avuto rapporti strettissimi con una parte della società“, sottolineando “come Messina Denaro abbia goduto di un appoggio molto ampio, non solo di certa borghesia”. Professionisti, imprenditori, pubblici amministratori e rappresentanti delle istituzioni e gli accertamenti degli investigatori hanno dimostrato come il padrino potesse contare per esempio su camici bianchi.

La caccia ai fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro prosegue. Dopo l’arresto della coppia di vivandieri, Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri, accusati di aver ospitato a pranzo e cena per mesi il boss ricercato e di averne protetto la latitanza, sono state perquisite le abitazioni di quattro nuovi indagati: l’imprenditore agricolo Gaspare Ottaviano Accardi, la moglie, Dorotea Alfano, Leonarda Indelicato e Laura Bonafede, figlia dello storico capomafia di Campobello di Mazara filmata mentre, due giorni prima della cattura, parlava con il boss in un supermercato del paese. Per tutti, allo stato, l’accusa è di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. L’imprenditore e la moglie e Indelicato avrebbero più volte e per ore incontrato il capomafia trapanese a casa dei Bonafede. La presenza dei tre nell’appartamento della coppia, mentre c’era l’ex latitante, risulta dalle immagini delle telecamere di sorveglianza di alcuni negozi piazzate vicino alla abitazione dei coniugi anche loro incastrati dalle riprese video. I filmati, estrapolati dai carabinieri, hanno immortalato l’auto di Messina Denaro vicina alla loro casa, il boss fermo in macchina mentre dà dei pacchetti a Lanceri, che sarebbe stata a lui legata sentimentalmente, e la coppia accertarsi che il padrino entrasse e uscisse indisturbato controllando l’eventuale presenza nella zona delle forze dell’ordine. I militari hanno perquisito le abitazioni dei nuovi indagati e di Laura Bonafede, moglie del mafioso ergastolano Salvatore Gentile, e protagonista di una fitta corrispondenza con Messina Denaro.

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