Un mese di insulti non sono serviti a nulla: Pagnoncelli smonta le speranze della feccia. Meloni sempre solida sopra il 30%, Schlein fa solo cannibalismo sui derelitti che ancora votavano per Conte

Sondaggi: non è vero che FdI scende sotto il 30% come da giorni vanno dicendo e scrivendo i media. E’ Nando Pagnoncelli oggi sul Corriere a causare un brusco risveglio della sinistra dal sogno dorato in cui si era cullata strumentalizzando in modo sciacallesco la tragedia di Cutro. FdI si attesta al 30,3 per cento, stessi livelli della fine di gennaio. La lega all’8% e Forza Italia al 7,2%.

Il Pd in crescita di due punti

E’ vero che il Pd beneficia dell’effetto Schlein crescendo di due punti percentuali (secondo il sondaggio Ipsos è al 19%, stessa percentuale delle politiche)  ma nel complesso il centrodestra rimane con il 46,5% saldamente in testa alle preferenze degli elettori. “Per contro – rileva Pagnoncelli –  Elly Schlein fa segnare una flessione di due punti nell’indice di gradimento rispetto al dato pubblicato su queste pagine la scorsa settimana: si tratta di un calo riconducibile all’aumento della sua notorietà dato che inizialmente era conosciuta più dai dem, dagli elettori di centrosinistra e da coloro che seguono maggiormente le notizie politiche; aumentando la platea di quanti la conoscono, cresce la quota di coloro che sono più lontani dalla sua area politica, quindi simpatizzano meno con lei”.

L’indice di gradimento per Meloni al 51%

Quanto alle opinioni sull’operato del governo e della premier, i giudizi positivi sono in calo di due punti e si attestano rispettivamente al 43% per l’esecutivo (stesso valore dei giudizi negativi) e al 44% per Giorgia Meloni (contro il 42% che si esprime negativamente). L’indice di gradimento, calcolato mettendo in rapporto i giudizi positivi con quelli negativi, si attesta rispettivamente a 50 e a 51, il livello più basso da inizio mandato.

Tra aprile e giugno – conclude Pagnoncelli – “si terranno le elezioni regionali nel Friuli- Venezia Giulia e nel Molise nonché le elezioni amministrative in 790 comuni italiani dei quali 18 capoluoghi di provincia. È facile prevedere che, nonostante si tratti di elezioni locali, saranno come sempre considerate alla stregua di un’ordalia, una prova del fuoco per il governo, i partiti e i leader o, meglio, le leader”.

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