“Ecco quanto guadagno ogni giorno” La confessione di una borseggiatrice rom: la cifra choc che porta al marito dopo ogni turno di ‘lavoro’

Estratto dell’articolo di Luca Caglio per il “Corriere della Sera”

Le rubo dieci minuti, signora, promesso. Ma si può mai «rubare» qualcosa in casa dei ladri — la metropolitana s’intende — foss’anche il tempo per un’intervista? Che poi sarebbe la confessione di una borseggiatrice. E che strano averne una qui davanti, ora, nel mezzanino della Stazione Centrale. Ana (nome di fantasia), 29 anni e 9 figli.

I figli vivono con lei?

«No, tutti in Bosnia, dove sono nata. L’ultimo parto è stato a dicembre. Se ne occupa mio marito, che non lavora. Mantengo io la famiglia: mando i soldi a casa e non sono pochi. È capitato che in un giorno mettessi in tasca 1.000 euro, un’eccezione, perché anche 500 sono una fortuna ora che la gente gira con poco contante. Io però ho pazienza.

Sette giorni su sette, dalla mattina alla sera».

[…] Come colpisce in metropolitana?

«Mi apposto nei pressi dei distributori automatici di biglietti, così posso vedere dove il passeggero ripone il portafoglio. Quando decido di entrare in azione, seguendo il soggetto a mio giudizio più vulnerabile, spesso donne, mi sfilo il giubbotto e me lo porto al braccio, nascondendo la mano con cui frugherò nella sua borsa. Se pesco uno smartphone va bene uguale».

Ha ereditato l’arte del furto dai genitori?

«Anche. Loro adesso vivono in Spagna, in una seconda casa di proprietà. Una delle mie sorelle s’è ribellata a questa vita, fuggendo, e so che è diventata parrucchiera. Non abbiamo più rapporti e si vergogna del suo cognome. È stata nostra zia a iniziarci  […] Tuttora mi divido tra Milano e la Capitale, dove abbiamo un altro tetto. Mi sposto in treno, non ho la patente né una vita sociale: mio marito è molto geloso. Mi concedo giusto qualche cena al ristorante. […] L’unica cosa che mi riesce bene è rubare. A volte ho i sensi di colpa».

[…] Ora non è più incinta. Teme il carcere?

«Con un bimbo appena nato? Non corro nessun rischio. Non mi portano più nemmeno in caserma. Prima ci finivo anche più volte al giorno: sempre rilasciata perché incinta o in quanto madre di neonati».

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