“La vogliono affossare”. La denuncia di Francesco Borgonovo sul futuro della Commissione parlamentare d’inchiesta covid

Tutti abbiamo esultato per la notizia arrivata dalla procura di Bergamo sull’inchiesta relativa alla gestione della prima ondata di Covid e alla relativa emergenza sanitaria. Tra gli indagati sono infatti compresi l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. È un primo passo verso la verità, certo, ma tutto può ancora andare storto. E mentre si esulta per la decisione degli inquirenti che ora dovranno andare fino in fondo, c’è un tremendo sospetto che aleggia tutto intorno a questa storia. Ad accenderlo è Francesco Borgono, vicedirettore de La Verità, quotidiano che insieme a noi è stato fin dalla prima ora sulle barricate per combattere le decisione scellerate, antidemocratiche e antiscientifiche dei nostri governi pandemici. Qual è il problema secondo Borgonovo? Che questa inchiesta potrebbe essere usata per “affossare” la commissione parlamentare d’inchiesta. Come?

Se da un lato i magistrati si dovranno occupare di fare luce sulla gestione delle zone rosse nella bergamasca, sulla risposta delle istituzioni al rischio sanitario e sulla mancanza di un piano pandemico funzionante e aggiornato, il rischio è che l’inchiesta di Bergamo si riveli una potente arma di distrazione. Scrive Borgonovo in un articolo pubblicato su La Verità: “Per prima cosa, l’inchiesta condotta dal procuratore Antonio Chiappani e dai suoi collaboratori si muove su un terreno difficile, complicato e intricato peggio d’una foresta pluviale, ma rimane comunque limitata ad alcune fasi ben definite dell’emergenza sanitaria”. Ad esempio la questione del piano pandemico mancante. Lo stesso Chiappani ha dichiarato ieri a Radio 24 che “occorre distinguere l’aggiornamento del piano rispetto all’attuazione del piano, perché un piano pandemico, pur vecchio del 2006 c’era […]. Il mancato aggiornamento riguarda il lato ministeriale, ma il nostro problema riguarda la mancata attuazione”.

Tradotto? Non sarà l’inchiesta di Bergamo a stabilire chi siano i responsabili del buco clamoroso nella protezione sanitaria. Così come non saranno loro a fare luce sui famigerati ventilatori, su chi chiese l’occultamento del report di Zambon sulla gestione dell’emergenza, sulla gestione delle mascherine, dei banchi a rotelle, della didattica a distanza, dei lockdown, e poi la somministrazione forzata di vaccini e tutto quello che ne deriva. Insomma, il lavoro della Procura di Bergamo è un ottimo primo passo, ma non farà luce sulle altre questioni importantissime e, soprattutto – questa è la paura di Borgonovo – “arrivare a una condanna per epidemia colposa o per omicidio colposo plurimo non è proprio facilissimo”. E la commissione parlamentare?

Il sospetto di Borgonovo è che se dal lavoro delle procure di Bergamo e Roma le responsabilità dei vari indagati sul piano giudiziario dovessero risultare secondarie o meno pesanti, “non è difficile immaginare che i corifei della Cattedrale sanitaria” ne approfitterebbero per tentare di ridimensionare o ostacolare il lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. “Le pressioni al fine di bloccare il lavoro della commissione sono state piuttosto esplicite, e da parte di Pd e Cinque Stelle la volontà dichiarata è proprio quella di opporsi all’indagine”. Ma solo e soltanto in quella commissione si potrà far luce su tutto ciò che è accaduto negli ultimi tre e passa anni. Infine, un altro inquietante sospetto è il fatto che “la fuga di notizie sulla chiusura delle indagini a Bergamo sia arrivata proprio in concomitanza con le prime audizioni in Parlamento”.

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