Italiani furiosi: Meloni pronta portare a Zelensky l’ennesimo regalo a spese nostre. Dopo i sistemi antiaereo, il regalo di cinque caccia da guerra

Giorgia Meloni potrebbe acconsentire alla fornitura di cinque aerei da guerra all’Ucraina. Questa è la rivelazione fatta da La Repubblica nella giornata in cui, secondo Reuters, la nostra presidente del Consiglio dovrebbe recarsi a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky.

L’incontro è in programma da tempo e dovrebbe avvenire prima del 24 febbraio, primo anniversario dello scoppio della guerra in Ucraina; del resto Meloni potrebbe avere fretta di dare un forte segnale non solo a Zelensky – ma a tutto l’Occidente – della sua assoluta fedeltà atlantica.

Le recenti parole di Silvio Berlusconi, che si sono sommate a quelle già pronunciate nei mesi scorsi da parte del leader di Forza Italia, non sono passate inosservate a Kiev tanto che si è venuto a creare una sorta di caso diplomatico.

Ho sentito le dichiarazioni di Berlusconi – ha dichiarato Zelensky sempre a La Repubblica -. Non lo conosco personalmente, forse dovrei mandargli qualcosa… Non so, cosa gli posso regalare? Vodka? Ho una buona vodka. Se una cassa di vodka è abbastanza per portare Berlusconi dalla nostra parte, allora risolveremo finalmente questo problema”.

Ma il quotidiano diretto da Maurizio Molinari oggi ci ha dato anche un’altra notizia: Giorgia Meloni potrebbe aprire a una fornitura all’Ucraina di cinque aerei da guerra, esaudendo così le nuove richieste fatte da Volodymyr Zelensky che, dopo aver ottenuto i tank, vorrebbe ora jet e armi a lungo raggio per contrastare l’offensiva russa.

Meloni fornirà aerei da guerra all’Ucraina?

Entrando più nel dettaglio della rivelazione fatta da La Repubblica, Giorgia Meloni quando si ritroverà al cospetto di Volodymyr Zelensky potrebbe dichiararsi disponibile alla fornitura dei nostri Tornado e Amx, per un totale di cinque aerei da guerra.

L’Italia però potrebbe acconsentire alla fornitura di aerei da guerra all’Ucraina solo dopo il via libera anche da parte di altri Paesi della Nato, con il nostro governo che comunque non vorrebbe essere tra “i primi della lista dei contributori per ragioni di opportunità politica”.

Meloni del resto è consapevole che la sua maggioranza è vista con una sorta di sospetto dalle parti di Kiev, considerando i rapporti passati di Berlusconi e Salvini con la Russia e le recenti esternazioni del numero uno azzurro.

Mandare aerei da guerra in Ucraina significherebbe però oltrepassare un’altra linea fino a qualche tempo fa considerata invalicabile in Occidente: se la guerra dovesse protrarsi, il passo successivo a quel punto potrebbe essere soltanto quello dell’invio diretto di uomini.

Resta da capire adesso quale sarà la scelta di Giorgia Meloni, ma il sentore è che la guerra in Ucraina sia sempre più vicina a un punto di non ritorno e l’Italia, anche con il nuovo governo, appare essere pronta a seguire senza indugi quelle che saranno le direttive della Nato.

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Gli italiani come noto sono tutt’altro che favorevoli all’invio di armi all’Ucraina impegnata a difendersi dall’invasione russa a un anno dall’inizio della guerra. Il dato è confermato dall’ultimo sondaggio presentato da Fabrizio Masia ad Agorà, su Rai3, lunedì 20 febbraio. Il 50 per cento degli intervistati dice no alla domanda: secondo lei l’Italia deve sostenere l’invio di armi all’Ucraina? Percentuale più bassa di due punti rispetto a cinque giorni fa, tuttavia secondo il sondaggista si tratta di piccoli assestamenti. Favorevole il 33 per cento (+2 per cento)  stabile la quota degli indecisi o di chi non risponde, il 17 per cento.

Sul tavolo però non c’è solo l’invio di armi da difesa e forniture belliche ma si parla, da parte dell’Italia, anche dell’invio di aerei da guerra a Volodymyr Zelensky. Secondo Repubblica nel giorno in cui la premier Giorgia Meloni vola aa Kiev, si valuta l’invio di cinque caccia a patto di non essere i primi della lista dei “contributori”, per ragioni di opportunità politica.  Cosa ne pensano gli italiani? Il 48 per cento è contrario all’invio di aerei da combattimento all’Ucraina sollecitato dal Parlamento europeo. D’accordo il 27 per cento, non risponde un intervistato su quattro.

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