Auto diesel e gasolio, la feccia di bruxelles ha davvero approvato il folle divieto di immatricolazione a partire dal 2035

Il divieto di immatricolazione di veicoli a benzina e diesel è stato approvato dal Parlamento Europeo con 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astenuti. Il 14 febbraio dovrebbe essere anche il giorno della proposta di regolamento sui nuovi standard di emissione di Co2 per i mezzi pesanti

Svolta storica nell’Unione contro il cambiamento climatico. Il Parlamento Europeo ha dato il via libera definitivo all’accordo, raggiunto dal Consiglio Ue a novembre 2022, sullo stop alla produzione di auto inquinanti dal 2035. Il divieto di immatricolazione di veicoli a benzina e diesel è stato approvato con 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astenuti. La decisione del Parlamento Europeo, però, non è stata accolta con favore da alcuni esponenti del governo italiano. “È una decisione folle e sconcertante, contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi. Ideologia, ignoranza o malafede?”, ha scritto su Instagram Matteo Salvini, vice premier e ministro delle Infrastrutture.

Le deroghe previste 

Il 14 febbraio dovrebbe essere anche il giorno della proposta di regolamento sui nuovi standard di Co2 per i mezzi pesanti: a presentarla sarà la Commissione Europea. Il provvedimento dovrebbe imporre l’uso di autobus a zero emissioni dal 2030 nelle città. Inoltre, i nuovi mezzi pesanti dovranno ridurre le emissioni in modo progressivo del 45% nel 2030, del 65% al 2030 e del 90% al 2040. Il provvedimento approvato dal Parlamento Ue rientra invece nel pacchetto europeo “Fit for 55”, che stabilisce il percorso verso l’azzeramento delle emissioni del settore auto. Il testo fissa una tappa intermedia nel 2030, anno in cui è prevista una riduzione della Co2 del 55% per le auto e del 50% per i furgoni. È però prevista un’esenzione totale per chi produce meno di mille nuovi veicoli l’anno, mentre le case automobilistiche con un volume annuo di produzione limitato (da mille a 10mila vetture o da mille a 22mila furgoni) possono avvalersi di una deroga fino alla fine del 2035.

Il centrodestra contro il provvedimento

Non solo Salvini, anche altri esponenti del centrodestra hanno criticato la decisione del Parlamento Ue. “Centinaia di migliaia di posti di lavoro andranno persi in Europa a causa di questa decisione”, è la denuncia di Pietro Fiocchi, eurodeputato di Fratelli d’Italia. “Inoltre – aggiunge il politico – diventeremo totalmente dipendenti dai Paesi extraeuropei, in particolare dalla Cina, per i microchip, il litio, il cobalto e così via”. “La maggioranza del Parlamento europeo confeziona uno schiaffo al settore dell’automotive e a categorie fondamentali dell’economia italiana ed europea, per fare al contempo un regalo enorme a Pechino”, recita invece la nota congiunta degli europarlamentari della Lega Marco Campomenosi, Marco Zanni e Silvia Sardone.

Confronto al Mimit tra Stellantis e parti sociali

Il 14 febbraio è anche il giorno del via al tavolo tra governo, Stellantis e sindacati al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Le parti hanno discusso del piano industriale della casa automobilistica, con le parti sociali che hanno chiesto garanzie sull’occupazione e sulla produzione negli stabilimenti italiani. “L’obiettivo è mantenere e rafforzare questo settore fondamentale dell’industria italiana, e quindi i posti di lavoro di tutta la filiera”, ha commentato il ministro Adolfo Urso dopo il summit. “Noi siamo in campo – ha aggiunto – per ottenere condizioni migliori e accompagnare la riconversione industriale con l’obiettivo di rispettare l’ambientale tutelando però produzione e occupazione”. “ Stellantis ha confermato gli investimenti e il piano industriale Dare Foward 2030 in Italia. Come sindacato abbiamo chiesto la salvaguardia della filiera e un tavolo permanente al Mimit mirato anche al costante monitoraggio del settore”, ha dichiarato invece Antonio Spera, segretario nazionale Ugl Metalmeccanici.

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