“Avete capito perché stanno sfogliando i cataloghi di carrarmati, missili, aerei?” Toni Capuozzo rompe il silenzio e torna a scrivere di Ucraina: questi vogliono portarci a fare la guerra direttamente alla Russia

“Undici mesi di guerra. E poi?”: Toni Capuozzo fa un punto sul conflitto ancora in corso in Ucraina. In un post sulla sua pagina Facebook, il giornalista ha scritto: “Il calendario dice 339 giorni di guerra.  Manca meno di un mese all’anno di guerra. Sembra ieri che ci parlavano di armi difensive per riequilibrare i rapporti di forza, per affrettare un tavolo dei negoziati.  E invece siamo qui, a sfogliare i cataloghi di carrarmati, missili, aerei”. Secondo lui, dietro la strategia del presidente ucraino Zelensky ci sarebbe una logica ben precisa: “Coinvolgere passo passo la Nato nel conflitto”. 

di Toni Capuozzo da Facebook

Undici mesi di guerra. E poi?
Il calendario dice 339 giorni di guerra. Manca meno di un mese all’anno di guerra. Sembra ieri che ci parlavano di armi difensive per riequilibrare i rapporti di forza, per affrettare un tavolo dei negoziati. E invece siamo qui, a sfogliare i cataloghi di carrarmati, missili, aerei. La strategia di Zelensky – reagire all’invasione fino a riconquistare i territori del Donbass e la Crimea persi già nove anni fa – ha una sua logica: coinvolgere passo passo la Nato nel conflitto.
La strategia di Putin ha una sua logica: fallita la presa di Kiev, considerare i territori secessionisti prima e occupati poi come territorio russo, e difenderne i confini come se fossero confini russi.
E la strategia dell’Occidente, per non parlare dell’Italia?
Diciamo che la strategia ruota attorno a una sola opzione: vincere, costringere Putin alla ritirata, all’esodo gli ucraini secessionisti, e magari provocare, con una fragorosa sconfitta militare, la fine del putinismo. O no? Avete sentito parlare di pace, di negoziati, di trattative in cui, inevitabilmente, ognuno rinuncia a qualcosa? No: armi, armi, armi.
Se le cose stanno così, bisogna realisticamente porsi una domanda: è in grado l’Ucraina di rigettare i russi oltre i confini storici, e regolati i conti con i secessionisti, ristabilire una sovranità persa nel 2014?
Francamente, non mi pare.
Per quanti ucraini siano disposti a morire e per quante armi invii l’Occidente, mi pare difficile piegare un paese che ha un arsenale nucleare senza sfidare una catastrofica escalation.
Trattare vuol dire premiare l’aggressione? L’alternativa è sotto i nostri occhi: giorno per giorno, non sappiamo dove andare. In questi giorni abbiamo ricordato l’orrore dell’Olocausto, adattandolo al momento, se ad Auschwitz sono stati esclusi quelli che l’avevano liberata.
Non una riga su quello che avvenne in Ucraina: un milione e seicentomila ebrei uccisi, in un paese in cui le SS contavano, nel 1941, 15.000 tedeschi e 238.000 ucraini.
A onore del vero, bisogna dire che l’Ucraina conta anche un alto numero di Giusti – 2515 – che salvarono vite ebree. Ogni paese ha le sue macchie. Anche noi, dove il 10 giugno del 1940 qualcuno disse Vincere, e vinceremo.
Il calendario dice 339 giorno di guerra. Manca meno di un mese all’anno di guerra.
Sembra ieri che ci parlavano di armi difensive per riequilibrare i rapporti di forza, per affrettare un tavolo dei negoziati.
E invece siamo qui, a sfogliare i cataloghi di carrarmati, missili, aerei.
La strategia di Zelensky – reagire all’invasione fino a riconquistare i territori del Donbass e la Crimea persi già nove anni fa – ha una sua logica: coinvolgere passo passo la Nato nel conflitto. La strategia di Putin ha una sua logica: fallita la presa di Kiev, considerare i territori secessionisti prima e occupati poi come territorio russo, e difenderne i confini come se fossero confini russi. E la strategia dell’Occidente, per non parlare dell’Italia ? Diciamo che la strategia ruota attorno a una sola opzione: vincere, costringere Putin alla ritirata, all’esodo gli ucraini secessionisti, e magari provocare, con una fragorosa sconfitta militare, la fine del putinismo. O no ? Avete sentito parlare di pace, di negoziati, di trattative in cui, inevitabilmente, ognuno rinuncia a qualcosa? No: armi, armi, armi.
Se le cose stanno così, bisogna realisticamente porsi una domanda: è in grado l’Ucraina di rigettare i russi oltre i confini storici, e regolati i conti con i secessionisti, ristabilire una sovranità persa nel 2014 ? Francamente, non mi pare.
Per quanti ucraini siano disposti a morire e per quante armi invii l’Occidente, mi pare difficile piegare un paese che ha un arsenale nucleare senza sfidare una catastrofica escalation.
Trattare vuol dire premiare l’aggressione?
L’alternativa è sotto i nostri occhi: giorno per giorno, non sappiamo dove andare. In questi giorni abbiamo ricordato l’orrore dell’Olocausto, adattandolo al momento, se ad Auschwitz sono stati esclusi quelli che l’avevano liberata. Non una riga su quello che avvenne in Ucraina: un milione e seicentomila ebrei uccisi, in un paese in cui le SS contavano, nel 1941, 15.000 tedeschi e 238.000 ucraini. A onore del vero, bisogna dire che l’Ucraina conta anche un alto numero di Giusti – 2515 – che salvarono vite ebree. Ogni paese ha le sue macchie. Anche noi, dove il 10 giugno del 1940 qualcuno disse: Vincere, e vinceremo.

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