“Perché Messina Denaro aveva un borsone?” Solo il Generale Rapetto, da vero professionista ha notato ‘qualcosa di anomalo’ nei video diffusi alla stampa dall’Arma dei Carabinieri

Di Umberto Rapetto (Generale della GdF in congedo) `per Giano News

Non mi sono mai piaciute le persone troppo avvedute, precise, prudenti. Mi hanno sempre ricordato “Furio”, il maniacale personaggio divenuto mitologico grazie a Carlo Verdone che ne ha forgiato i lineamenti caratteriali e interpretato movenze ed espressioni.

Pur sapendo con enorme anticipo di dover andare in vacanza o in trasferta, mi sono sempre ridotto a fare i bagagli un’ora prima di uscire di casa.

Ho così maturato la ferrea convinzione che bisogna prendere in considerazione le scadenze quando – in piena rispondenza etimologica – stanno per scadere…

Nel bombardamento di immagini e notizie che – a seguito della cattura di Matteo Messina Denaro – sta coventrizzando il Paese, ho visto un filmato che ritrae il boss mafioso mentre accede al piazzale della Clinica “La Maddalena”.

La sequenza – marchiata con il logo dell’Arma in sovrimpressione – è stata girata con un telefonino che riprendeva i monitor del sistema di videosorveglianza del nosocomio privato.

“Lo Zio”, come veniva chiamato dai “nipoti”, entra con un vistoso borsone a tracolla.

A mutuare lo storico giornalista e conduttore televisivo Antonio Lubrano, “la domanda sorge spontanea…”.

Il personaggio in questione che bisogno aveva di portare un simile fardello se doveva trattenersi nella struttura ospedaliera solo per accertamenti destinati ad esser rapidamente effettuati in giornata? Temeva complicazioni sanitarie o ritardi dei medici? Pensava di pernottare nella struttura ospedaliera o semplicemente il suo sesto senso suggeriva di portarsi comunque al seguito un pigiama (magari a strisce) e il necessaire per l’igiene personale?

Escludendo che conoscesse il proprio destino (era Matteo Messina Denaro, non Branko!!!) e immaginasse di “restar fuori” (anche perché lo hanno messo “dentro”), se ne deve dedurre che il suo presumibile “non si sa mai” deve essere di insegnamento. Come dice il proverbio, “la prudenza non è mai troppa”.

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