Fabio Fazio gioca a fare la verginella con la stucchevole complicita’ dei suoi amichetti del Corriere della Sera. Cosa arriva a dire riguardo il suo totale asservimento alla feccia di regime

Fabio Fazio tra due anni lascia. Solitamente riservato il noto conduttore non è solito rilasciare interviste, ma quando lo fa non passa inosservato. E nell’ultima chiacchierata con il Corriere della Sera affronta tanti temi, soprattutto ripercorrendo la sua lunga carriera. Spesso accusato di essere un ‘buonista’ Fabio Fazio respinge tutto al mittente: “Non sono un buonista, cerco solo di non essere un professionista dell’aggressività. Anche perché non lo so fare”.

Tra i numerosi personaggi intervistati Fabio Fazio ricorda in particolare Enzo Biagi, che ospitò dopo che era stato chiuso Il Fatto e il giornalista cacciato dalla Rai. Fu una grande soddisfazione per lui che aveva sempre sognato di fare il giornalista: “Fu un rischio per la mia carriera? Certo. Lo rifarei? Ovvio. Ho sopportato per anni l’etichetta di buonista, non è stato facile, mi creda”. Poi non lesina critiche a certi ‘colleghi’ che usano l’aggressività come un’arma.

“Ci sono giornaliste e giornalisti – dice Fabio Fazio – che vengono invitati in tv o che scrivono libri solo perché utilizzano l’arma dell’aggressività, dell’intrusione nelle vite degli altri. Ma così si smette di essere giornalista, si diventa qualcosa d’altro”. Poi annuncia quando andrà in pensione: “Lavoro da 40 anni e se dovesse passare la cosiddetta “quota 103” io tra due anni lascio. Ho fatto tanto, ho visto tanto, ho una bellissima famiglia. La pensione non mi spaventa”.

Naturalmente Fabio Fazio parla anche del rapporto con la politica e degli attacchi dei ‘salviniani’: “Perché mi detestano? E che ne so” dice lui. Poi su Matteo Salvini afferma: “Quando tu sei a tavola con la famiglia, con la tv accesa e dal telegiornale arrivano attacchi diretti, diciamo che non fa piacere”. C’è chi lo accusa di essere schierato a sinistra: “Se così fosse, ogni volta la sinistra dovrebbe difendermi dagli attacchi, non crede? Invece, silenzio. Evidentemente non sono uno inquadrabile, sono un bersaglio facile perché non ho etichette anche se, certo, sono un progressista”.
Il più grande errore? Aver cantato a Sanremo: “Lo feci assieme a Laetitia Casta e fu un disastro. Lì sopravvalutai le mie capacità e fu un errore, perché avrei dovuto avere maggiore consapevolezza dei miei limiti. Penso però che gli errori più grandi siano le occasioni sprecate”. Il colpaccio? L’intervista a Papa Francesco: “Suonò il telefono. Numero sconosciuto. Di solito non rispondo mai quando non riconosco chi chiama. Però quel giorno, non so perché, risposi. Dall’altra parte arrivò una voce: “Sono il Papa”. E io dissi: “Oh, mamma mia”. E lui: “No, al massimo può dire oh, Papa mio”. Iniziò così una delle avventure più belle della mia vita”.

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