Caso Soumahoro, spariti 640 mila euro dalla coop della moglie. La moglie del neo-deputato scarica la madre: “Ero incinta, gestiva tutto lei”

Coinvolta a sua insaputa. Liliane Murekatete, moglie di Aboubakar Soumahoro, scarica sulla madre Marie Therese Mukamitsindo tutte le responsabilità della malagestione dell’accoglienza dei migranti al centro dell’inchiesta giudiziaria che ieri ha portato tutta la famiglia in Tribunale per l’interrogatorio di garanzia. Marie Therese e il figlio Michel Rukundo si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, Liliane invece ha depositato carte che dimostrerebbero, secondo la difesa, la sua innocenza. O, quantomeno, che in lei non ci fosse quella “consapevole e attiva partecipazione al meccanismo fraudolento”, contestato dal gip. Il suo avvocato, Lorenzo Borré, confida “che, grazie alla documentazione, a breve possa essere rivista la sovrapposizione di responsabilità. E rivalutata la contestazione della sua condotta omissiva”.

Ma davvero una mamma può mettere in mezzo la figlia in una vicenda che, oltre all’aspetto umanitario con i migranti lasciati privi di riscaldamento e senza trattamenti contro topi e blatte, “puzza” di fondi distratti all’estero e di fatture false? I dubbi attorno a questo caso aumentano, puntualizza Virginia Piccolillo sul Corriere chiedendosi come sia stato possibile continuare ad avere fondi assegnati dal ministero dell’Interno, dalla Regione, dal Comune, se tante contestazioni si erano levate sulla sua gestione? E perché dopo le manifestazioni dei migranti scesi in piazza fin sotto la Prefettura non si è acceso un faro su ciò che accadeva in quelle strutture? E ancora: Elena Fattori – ex deputata M5S ora in Sinistra italiana – visitò il Cas “Rehema” l’11 marzo 2019 e stilò al Viminale una relazione, riportata ieri da Repubblica, nella quale sosteneva che in un garage sarebbero stati protetti con cura mobili di «una famiglia importante»: secondo quanto riferito alla Fattori, il gruppo criminale dei Casamonica. Nessuno fu chiamato ad approfondire.

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