La beffa dello scandalo Qatar: oltre al danno, arriva la beffa. Doha minaccia l’Europa di staccarci il gas: e’ il secondo fornitore in assoluto, sarebbe un danno economico pazzesco

Dal gas russo a quello del Qatar. E ora Doha presenta il conto minacciando «un impatto negativo» sulle trattative in corso per le forniture di metano all’Ue dopo che il Paese del Golfo è finito al centro dello scandalo per la presunta corruzione nei confronti di deputati e funzionari del Parlamento Ue, che ha portato in carcere l’ex presidente Eva Kaili e Antonio Panzeri.

Mentre i ministri dell’Energia dei 27 Paesi membri dell’Unione europea si incontrano oggi per finalizzare l’introduzione di un tetto al prezzo del gas, sulla crisi energetica che sta mettendo sempre più in difficoltà l’economia europea si abbatte anche il Qatargate. L’inchiesta potrebbe incrinare i rapporti commerciali con l’emirato. Ma, soprattutto, potrebbe mettere in forse le forniture di gas naturale in arrivo dal Golfo, quanto mai necessarie (a partire dall’inverno 2023-24) per sostituire una parte delle importazioni dalla Russia alla Ue.

A scatenare l’incidente diplomatico, come spiega il Corriere, è stata una risoluzione approvata dall’Europarlamento in cui si «chiede con urgenza che i titoli di accesso dei rappresentanti degli interessi del Qatar siano sospesi fino a quando le indagini giudiziarie non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti». Al momento però non è stata presa alcuna decisione di vietare l’ingresso ai rappresentanti del Qatar. Gli eurodeputati hanno invece sospeso «tutti i lavori sui fascicoli legislativi relativi al Qatar, in particolare per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti, l’accordo con il Qatar nel settore del trasporto aereo e le visite programmate, fino a quando le accuse non siano state confermate o respinte». La presidente Roberta Metsola giovedì scorso aveva anche spiegato in conferenza stampa di essere «stata invitata ad andare in Qatar per i Mondiali» e di avere «rifiutato, perché avevo preoccupazioni riguardo a quel Paese»: «Ho avuto due incontri con rappresentanti del governo qatarino in cui ho avuto inviti ad andare in quel Paese o richiesta di potersi rivolgere direttamente al Parlamento Ue, inviti che ho declinato».

Immediata la reazione, tramite fonti diplomatiche di Doha, affidate ai microfoni di Al Mayadeen, emittente tv panaraba con sede a Beirut. Il Qatar taccia le autorità belghe di «inaccuratezza» delle informazioni usate: e respinge «fermamente le accuse» lamentando che «il Qatar non è stata l’unica parte nominata nelle indagini, eppure il nostro Paese è stato esclusivamente criticato e attaccato». «Respingiamo con fermezza le accuse di cattiva condotta rivolte contro il Qatar che lo vedrebbero coinvolto nello scandalo di corruzione che ha travolto il Parlamento europeo». Poi la minaccia del possibile «impatto negativo», sempre secondo le dichiarazioni alla televisione libanese: «Le restrizioni discriminatorie, che limitano il dialogo e la cooperazione con il Qatar prima della fine delle indagini, influenzeranno negativamente la cooperazione nonché i colloqui in corso sulla carenza di energia e sulla sicurezza globale».

In buona sostanza, insomma, il Qatargate potrebbe influire sui rapporti commerciale dei prossimi anni. Una sorta di avvertimento per non mettere in crisi gli accordi già presi.

Al momento, le forniture di gas in arrivo via mare dal Golfo nella Ue sotto forma di Gnl (il gas naturale liquefatto) non superano il 15% delle esportazioni totali di Doha. Oltre il 70% del gas estratto, negli ultimi anni ha preso la rotta dell’Asia, con contratti di lungo periodo necessari per sostenere la crescita delle economie emergenti dell’area. A partire dalla Cina, con cui a inizio 2022 il Qatar ha chiuso un contratto di fornitura per 27 anni, il più lungo mai firmato prima.

Ma il Qatar ha espresso la sua intenzione di aumentare le esportazioni verso l’Europa. A maggior ragione dopo l’aggressione di Mosca all’Ucraina, e non solo perché ha una grande occasione per rubare quote di mercato al colosso energetico russo Gazprom. Ma non è solo una intenzione, come dimostra il contratto di 15 anni appena sottoscritto con la Germania per le forniture di 2,8 miliardi di metri cubi all’anno. Potrebbe sembrare poca cosa visto che il fabbisogno tedesco si aggira sui 55 miliardi annui. Ma non è che un primo passo, in attesa che la Germania potenzi le sue infrastrutture: Berlino inaugurerà i suoi primi due rigassificatori off shore sul Baltico alla fine di gennaio e il Gnl qatarino arriverà solo a partire dal 2026, quando entrerà in servizio anche il grande impianto “a terra” per il trattamento del gas liquefatto. La materia prima non manca, perché il Qatar ha annunciato che vuole aumentare del 60% le estrazioni entro il 2030, con i quali raddoppiare l’export verso l’Europa nel triennio 2025-27 e tornare a essere il primo produttore al mondo di Gnl, primato passato nel 2022 agli Usa.

L’Italia è stato il primo tra i Paesi europei a stringere un legame “forte” con Doha. E come accade nel settore del gas, il rapporto privilegiato passa attraverso le infrastrutture. In questo caso, il rigassificatore di Rovigo: inaugurato 13 anni fa, alla presenza dell’allora premier Silvio Berlusconi e dell’ambasciatore Usa Ronald Spogli, è gestito dalla società Adriatic Lng, joint venture che ha come primo socio con il 70% delle quote gli americani di ExxonMobil, con il 23% Qatar Petroleum e con il 7% l’italiana Snam. Entro l’anno prossimo dovrebbe fornire oltre 10 miliardi di metri cubi all’anno, almeno tre più degli attuali.

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