Scandalo Bruxelles, pochi lo raccontano, ma il compagno Antonio Panzeri apparteneva alla cricca storica di Speranza e D’Alema

Alessandro Da Rold per “la Verità” 

Quando ai socialisti milanesi rimasti si fa il nome di Antonio Panzeri, in tanti mettono subito le mani avanti: «In Europa sarà stato anche nel gruppo socialista, ma è sempre stato del Pci, un comunista!». La precisazione è doverosa per chi faceva parte del Psi, che fu spazzato via dopo Mani Pulite, nel 1992. Anche perché alla fine degli anni Novanta furono proprio i «comunisti» come Panzeri, oggi accusato di corruzione e sospeso dal suo partito Articolo 1, a diventare i protagonisti della politica italiana.

Nato nel 1955 in provincia di Bergamo, a Riviera D’Adda, ex ala amendoliana (di Giorgio Amendola) e migliorista del Pci (quella dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), la fortuna politica di Panzeri si è consumata proprio alla fine del secolo scorso, a cavallo del nuovo millennio, quando Dc e Psi erano stati spazzati via dalle indagini della magistratura.

All’epoca Massimo D’Alema era un ruspante segretario del Pds, capace di diventare anche presidente del Consiglio nel 1998. In quegli anni teneva banco la polemica sulla riforma del mercato del lavoro e dell’articolo 18. Ogni giorno si accendeva una polemica tra D’Alema e l’allora segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati. Panzeri, da segretario della Camera del Lavoro di Milano (lo è stato dal 1995 al 2003), avrebbe dovuto in teoria parteggiare per Cofferati.

Invece scelse un’altra strada, decidendo di appoggiare D’Alema e schierando tutta la Camera del Lavoro contro il «cinese». La decisione lo premiò, perché grazie a quella battaglia, Panzeri entrò dalla porta principale del potere politico dalemiano. Non è un caso, come ricordano le cronache di allora, che a metà del 2000 Panzeri fosse uno degli invitati di punta a casa di Inge Feltrinelli a Milano, tra i salotti più rinomati in quegli anni nel capoluogo lombardo. La vedova di Giangiacomo, infatti, era solita ospitare pezzi della sinistra milanese, filosofi e anche banchieri, per discutere e immaginare gli scenari politici futuri.

Nel luglio di quell’anno, D’Alema, appena uscito da Palazzo Chigi, puntava a rafforzare la sua Fondazione Italianieuropei. E per farlo aveva deciso di invitare a casa dei Feltrinelli lo stesso Panzeri, ma anche l’economista Pietro Modiano (ex Sea e Carige) o un altro politico all’epoca in ascesa come Luca Bernareggi (già Ds e poi in Legacoop).

Nasce e si afferma in quegli anni il potere di D’Alema, a livello economico e politico, che passa chiaramente anche dalla stanza dei bottoni di Bruxelles. Panzeri nel 2004 sarà eletto in Europarlamento proprio con i Ds, negli anni d’oro della provincia di Milano di Filippo Penati, poi passerà al Pd; quindi, nel 2017 seguirà ancora il compagno Max nella formazione di Articolo 1.

In tre legislature, quasi 15 anni da burocrate europeo che gli hanno assicurato una buona pensione al compimento dei 63 anni, aveva stretto rapporti soprattutto con i Paesi del Maghreb, in particolare il Marocco. Infatti, tra gli atti di accusa da parte delle autorità belghe, oltre al Qatar, c’è anche il Paese nordafricano, per cui si sarebbe speso in cambio di tangenti.

Chi conosce bene il mondo dalemiano sostiene, però, che l’europarlamentare preferito dall’ex premier sia sempre stato Massimo Paolucci. Anche per questo motivo, quando Paolucci e Panzeri rimasero senza un seggio a Bruxelles, fu il primo a diventare capo della segreteria del ministero della Salute di Roberto Speranza. Il secondo, invece, fu costretto a reinventarsi. Su Internet si sprecano le foto che ritraggono Speranza e Panzeri, futuro e passato del comunismo. Ma è anche per questo, perché ormai senza un seggio e senza posti nel governo, che l’ex segretario della Camera del Lavoro aveva deciso di fondare nel settembre 2019 la Ong Fight Impunity per «contribuire a promuovere la lotta contro l’impunità».

A giudicare dalle intercettazioni tra Panzeri e la moglie, Maria Dolores Colleoni, di soldi ne giravano molti, con vacanze da 100.000 euro. Eppure, nella visura della Ong c’è scritto che Panzeri aveva anche le funzioni di chauffeur: cosa non si fa quando si perde un posto in Europarlamento

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