Caso Soumahoro, dalle carte scappa persino un morto! Tra gli amministratori una signora defunta il giorno prima della nomina

Giacomo Amadori per La Verità

La lista dei soci non lavoratori della Karibu che la presidente Marie Therese Mukamitsindo ha consegnato agli ispettori del ministero delle Imprese e del made di Italy il 29 novembre scorso è sconcertante. Non solo a fianco dei nomi non c’erano riferimenti per eventuali contatti, ma l’identità degli stessi lascia pochi dubbi sul fatto che ci troviamo di fronte a una cooperativa fasulla.

Nell’elenco c’è di tutto: sette soci fanno parte della famiglia allargata di Aboubakar Soumahoro, gli altri dieci sono quasi tutti ex lavoratori che non hanno quote, né hanno partecipato alla vita sociale della coop. Anzi più di uno deve ancora incassare vecchi stipendi. Alcuni hanno lasciato la Karibu da anni e ricevono o hanno ricevuto l’indennità di disoccupazione.

C’è chi vive all’estero e persino chi è morto. Ma nessuno di loro, a parte i parenti acquisiti di Soumahoro, sembra aver mai deciso qualcosa o votato bilanci.

La Verità ha visionato in esclusiva la lista dei soci della coop per cui è stata chiesta la liquidazione coatta amministrativa. Oltre ai consiglieri di amministrazione, Marie Therese, il figlio Michel Rukundo e la figlia Liliane Murekatete (compagna di Aboubakar) nel libro soci ci sono altri 14 nominativi. Probabilmente inseriti a insaputa dei diretti interessati. Tra questi c’è anche Valeria G. che, in esclusiva, ci aveva raccontato di essere stata licenziata nel 2021 e di aver denunciato il coniuge Richard Mutangana per violazione degli obblighi di assistenza famigliare.

Anche Richard, terzo figlio di Marie Therese, è ovviamente socio, sebbene da febbraio non sia più un dipendente e, dal 2017, si sia trasferito in Ruanda dove gestisce una pizzeria e altre attività. Mutangana, lo ricordiamo, è stato, almeno sino al 2017, rappresentante legale dell’associazione di promozione sociale Jambo Africa, spesso presentata come una cooperativa; un’organizzazione che offriva servizi alla Karibu. Dal conto della Jambo partivano le ricariche per i migranti, ma anche ricchi bonifici diretti verso il Ruanda, movimenti attenzionati dal nostro Antiriciclaggio.

Socia della Karibu era pure Aline Mutesi, quarta figlia di Marie Therese. La trentatreenne di origini ruandesi è recentemente ritornata in Australia dal compagno iraniano e ufficialmente era anche presidente retribuito del consorzio Aid, altra struttura per cui Confcooperative e il ministero hanno chiesto lo scioglimento. Nell’elenco c’è anche la compagna italiana di Rukundo, Marina V., e con lei siamo a sette soci tutti interni alla famiglia.

Gli altri dieci sono in gran parte ex operatori di origine straniera. Alcuni non siamo riusciti a rintracciarli. Come Eugenie U., sessantenne originaria del Burundi e residente in provincia di Latina, che non sembra aver mai percepito redditi dalla galassia di cooperative degli affini di Soumahoro. Vana è stata anche la ricerca della quarantottenne «socia» camerunense Alem Catherine N.. La libanese Zahia H., classe 1948, ha lavorato part-time per la Jambo Africa dal 2013 al 2016 prima di percepire la disoccupazione dal 2016 al 2017. Il 29 novembre sera, quando Marie Therese e il figlio hanno consegnato la lista dei soci agli ispettori, sopra c’era anche il suo nome. Peccato che fosse morta il giorno prima.

Evidentemente le comunicazioni tra soci dovevano andare a rilento. Mekdes T., trentaduenne etiope, è, invece, tornata in Africa. O per lo meno così ci ha riferito chi la conosce. Dal 2016 al 2019 ha lavorato per la Karibu, percependo redditi oscillanti tra i 12.000 e i 18.000 euro annui.

Nel 2020 e nel 2021 ha riscosso la Naspi. La donna su Internet risultava presidente dell’associazione Gmia, che nella propria pagina Facebook non spiega quale sia l’attività svolta. La Rete ci informa che l’8 marzo 2019 Mekdes T. ha partecipato insieme con Liliane Muraketete alla manifestazione «Lottomarzo, lo sciopero globale transfemminista». Nell’occasione Karibu, Aid e Gmia hanno affrontato il tema della formazione e dell’aggiornamento professionale in un seminario intitolato «Libere di muoverci, libere di restare».

Ieri siamo riusciti a parlare con un’altra rappresentante di Gmia, la vicepresidente Margaret Musio M., cinquantenne keniota. Nel 2017 è transitata dalla già citata e misteriosa Jambo Africa alla Karibu. Anche per lei gli stipendi variavano tra i 13.000 e i 17.000 euro annui. Dal marzo di quest’ anno, dopo aver lasciato la coop della Mukamitsindo, ha iniziato a percepire l’assegno di disoccupazione. Quando le nominiamo il nome della Gmia, sibila una lunga interiezione: «Aaaaaaah. Noi abbiamo creato questa associazione, ma non abbiamo avuto entrate.

La Karibu ci deve ancora pagare perché abbiamo fatto le pulizie nelle strutture. Andavamo in giro con le macchine a puli’ di domenica, ma non abbiamo ricevuto un centesimo. Per due anni non siamo stati retribuiti e alla fine ci siamo rifiutati di andare a puli’». Chi vi ha fatto aprire la Gmia? «È stato un consiglio vabbé lasciamo perdere». La Gmia e la Jambo Africa erano satelliti della Karibu, emanazioni della holding che negli anni ha ottenuto più di 60 milioni di fondi per l’accoglienza.

Anche Margaret Mutio risulta socia della Karibu «Socia io? No, ho solo lavorato come operatrice nei centri di accoglienza della Karibu. Magari avessi preso i soldi come socia». Ribattiamo con la signora che il suo nome è stato inserito nel libro soci e lei esclama: «Nei miei conti non ho neanche un centesimo. Ho dovuto chiedere aiuto a degli amici italiani per pagare l’affitto e per mangiare. Venisse la Guardia di finanza a controllare. Se fossi socia mi spetterebbe una quota. Ma dalla Karibu e da Aid a me non è arrivato un euro per quel ruolo. Avrei dovuto anche conoscere tutti i progetti, le entrate, i guadagni, ma io non so nulla e sto morendo di fame».

Quindi Margaret era uno dei finti soci che serviva a garantire il rispetto della fondamentale prerogativa di una coop? La donna concorda: «Sì, per poi poter vincere i bandi. io sono solo una ex dipendente e non mi hanno liquidato neanche tutti i soldi che mi dovevano». Dunque nemmeno questa lavoratrice ha votato l’ultimo bilancio della Karibu, quello con un buco 2 milioni di euro di debiti? «Io stavo nelle strutture di accoglienza. Noi non sapevamo tante cose che competono ai soci e che si trovano nelle carte».

Nella lista dei «fantasmi» si trova anche la ex presidente di Jambo Africa, Christine Ndyanabo K., cinquantaduenne ugandese. Ha lavorato tra il 2016 e il 2017 come dipendente part-time (salario tra i 14.000 e i 16.000 euro). Nel 2018 per sei mesi alla Karibu ha incassato 9.000 euro. Da dicembre 2018 ad aprile 2020 ha preso la disoccupazione. «Quando ero alla Jambo, la Karibu ci finanziava per fare la spesa e noi mandavamo le ricevute alla coop». Mutangana aveva una retribuzione di circa 40.000 euro.

«Macché» obietta la nostra interlocutrice piuttosto incredula. «Io no di sicuro. Io prendevo circa 7-800 euro al mese per il lavoro che facevo, che non era solo quello di presidente». Chiediamo a Christine se fosse socia e la replica anche questa volta è netta: «No, io ero solo una lavoratrice della Karibu. So che mettevano alcuni di noi come soci, ma non venivamo retribuiti per questo». In mezzo a tanti falsi soci, ce n’era una vera che nella scorsa primavera ha lasciato la barca che affondava.

Si tratta di Liliane, la compagna di Soumahoro. Non sappiamo se la quarantacinquenne amante della moda, Aline e Richard siano usciti dalla Karibu e da Aid perché i conti stavano per saltare o perché avevano avuto notizia delle indagini in corso della Procura di Latina sulla presunta gestione truffaldina di fondi pubblici. Qualunque sia il motivo, il 13 maggio 2022, poche settimane prima di firmare l’acquisto della sua prima casa e di prendere l’ultima busta paga dalla Karibu, Liliane scrive alla madre, rivolgendosi a lei con l’ossequioso appellativo di «egregio presidente».

Una scrittura privata che nell’ultimo periodo è circolata anche dentro alla coop e di cui siamo entrati in possesso. È scritta a mano e l’intestazione con il vecchio indirizzo di casa di Liliane è in stampatello. Il testo è il seguente: «Come anticipato per le vie brevi, considerato che ho preso in data 4/4/2022 un’aspettativa e in data 11/4/2022 mi sono dimessa dal cda Karibu, confermo anche in questa breve missiva di essere tolta come socia della cooperativa. Con l’augurio di buon lavoro, colgo l’occasione per rinnovare i miei più sinceri sentimenti di stima».

A luglio, come detto, Liliane prenderà l’ultima busta paga con tfr e il 30 agosto, invece, comparirà come segretario nel verbale di assemblea per l’approvazione del bilancio della coop. Di quella serata è dato sapere che erano «presenti tanti soci in rappresentanza della maggioranza del capitale sociale» e «il consiglio di amministrazione al completo». Ma per gli ispettori ministeriali a quell’assemblea probabilmente non partecipò nessuno se non Marie Therese con i figli Liliane e Michel. Anche perché gli altri soci sembra proprio che non possedessero quote, né avessero voce in capitolo nelle decisioni della Karibu.

Scavalca la censura di regime dei social. Seguici via Telegram, basta un clic qui>https://t.me/capranews

Total
22
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Previous Article

“Ora succede qualcosa”. Carlo e la famiglia reale in allarme dopo l’ultima di Harry e Meghan

Next Article

Regionali Lazio, Giuseppe Conte ha preso il duo di picche: Bianca Berlinguer gli ha risposto negativamente alla candidatura

Related Posts