Ucraina, Meloni paga la cambiale con i padroni degli Stati Uniti per poter governare: prorogato fino a fine 2023 il decreto per il rinvio di armi al criminale di Kiev

Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

Sistemi anti drone italiani derivati dal modello Adrian in dotazione alle nostre forze armate, che non hanno mai divulgato numeri e tipologie di cui dispongono. Gli ucraini ne hanno grande necessità e l’Italia potrebbe dare il suo contributo di aiuti militari anche in questo settore, insieme agli alleati e in coordinamento con la Nato.

È una delle possibili novità del decreto che nelle prossime settimane, il sesto del suo tipo, il governo italiano dovrebbe approvare per definire un nuovo set di aiuti alla resistenza di Kiev. Di sicuro l’esecutivo di Zelensky ha avanzato questa richiesta, mentre Mosca sta impiantando sul proprio territorio la produzione di droni con tecnologia iraniana, come rivelato ieri dalla rivista italiana Rid.

Le possibili novità del prossimo decreto di aiuti diretti all’esercito di Kiev circolavano ieri in ambienti di governo e militari mentre il Consiglio dei ministri approvava il provvedimento che ricalca lo schema adottato dal governo Draghi nell’ultimo anno. Dopo l’approvazione di una mozione parlamentare unitaria della maggioranza, mercoledì scorso, sostenuta nei contenuti da mozioni quasi analoghe del Pd e di Italia Viva e Azione, il governo ha rinnovato sino alla fine del 2023 il modello adottato dal precedente esecutivo: con un decreto legge si proroga per 12 mesi, «previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell’Ucraina».

Il nostro Paese potrà continuare dunque a inviare aiuti militari con semplici decreti interministeriali, il cui contenuto sarà secretato e comunicato solo al Copasir. Il 13 dicembre il ministro della Difesa Guido Crosetto riferirà in Parlamento sull’argomento.

È in discussione anche la possibilità che l’Italia mandi per la prima volta sistemi anticarro Spike, di produzione israeliana e in dotazione alla nostre Forze armate. Per il resto i contenuti del sesto decreto, in arrivo entro dicembre o nella prima parte di gennaio, dovrebbero ricalcare quelli dei precedenti.

Finora l’Italia ha inviato armi a Kiev per un valore stimato fra 300 e 500 milioni di euro, secondo fonti Nato. Di sicuro ha fatto arrivare in territorio ucraino, nel pacchetto di aiuti di artiglieria, gli obici da 155 mm dei moderni PzH2000 e i cannoni del Fh70, dello stesso calibro (fotografati anche su suolo ucraino). Come tanti altri Paesi della Nato, il nostro governo finora ha inviato anche i missili spalleggiabili Stinger, oltre ai veicoli Lince per il trasporto delle truppe e ai cingolati M130.

Fanno parte della lista di ogni decreto finora varato anche diverse voci di artiglieria leggera, comprese le mitragliatrici americane Browning M2. Una lista che non è mai stata resa pubblica, ma sulla quale negli ultimi mesi sono trapelate diverse indiscrezioni, mentre nelle ultime ore si è parlato della possibilità di inviare i missili terra aria, a corto e medio raggio, del modello Aspide.

Le batterie più moderne di Aspide, nelle versioni più aggiornate, sono però in dotazione alla nostra Aeronautica che non se ne vuole privare, mentre le vecchie batterie sono ormai in disuso e riattivare i modelli che hanno anche 30 o 40 anni di età per schierarli in un teatro di guerra moderno viene considerato inutile, secondo fonti della nostra Difesa. Il Cdm ha approvato anche il nuovo decreto legge per l’emergenza Ischia (altri 10 milioni) e un decreto per l’amministrazione temporanea della raffineria di Priolo, della società russa Lukoil.

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