Incarico di prestigio per Gigino Di Maio? L’analfabeta miracolato anche da Mario Draghi: lo ha raccomandato per l’incarico di manager energetico per conto dell’Ue. Alla faccia dei giovani con lauree e master

Claudio Tito per www.repubblica.it

Dagli uffici della Commissione europea rispunta Luigi di Maio. L’ex ministro degli Esteri italiano, che non è stato rieletto in Parlamento alle ultime elezioni e che aveva guidata la scissione dall’M5S, è in corsa – con parecchie chance di riuscita – per un incarico europeo.

Quale? Quello di Inviato Speciale Ue per la Regione del Golfo Persico. La decisione sarà presa a breve. Nelle prossime settimane. Ma Di Maio è entrato in una “short list” composta di quattro nomi: il suo, appunto, quello del greco Dimitris Avramopoulos (ex ministro ed ex commissario europeo), il cipriota Markos Kiprianou (ex ministro degli Esteri) e infine un ex ministro degli esteri slovacco.

La candidatura italiana appare quella più accreditata. Anche perché rappresenta il Paese più “grande” dei quattro. Ed è maturata nelle settimane finali del governo Draghi. L’ex premier – negli ultimi colloqui estivi con i rappresentanti di Bruxelles – aveva dato il suo benestare.

La scorsa settimana si sono chiuse le audizioni dinanzi ad un panel di esperti incaricato di valutare i “concorrenti” e nei prossimi giorni verrà formulata una proposta all’Alto Rappresentante per la politica estera, lo spagnolo Josep Borrell. La scelta finale in effetti spetta proprio al capo del Seae (Servizio europeo per l’Azione esterna). E nelle preferenze dell’esponente spagnolo, Di Maio figura al primo posto.

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Fu lo stesso Borrell circa nove mesi fa ad annunciare la decisione di incaricare «un inviato speciale dell’Unione europea per la regione del Golfo, perché sappiamo che le questioni di sicurezza in quest’area – nel più ampio Medio Oriente – sono molto importanti per noi». E il riferimento era all’Iran, allo Yemen e alla questione energetica. Ossia al petrolio. Anzi, con la guerra in Ucraina l’esigenza di stabilire nuove relazioni proprio in virtù degli acquisti petroliferi si è intensificata. Ed è diventato centrale.

La scelta spetta dunque quasi esclusivamente all’Alto Rappresentante. Tanto che la questione non è ancora arrivata sul tavolo del nuovo governo italiano. Che potrebbe dunque rimanere all’oscuro e non essere coinvolto. Lunedì però si terrà il Consiglio dei ministri Ue degli Esteri con Antonio Tajani ed inevitabilmente la questione verrà trattata almeno ad un livello informale.

Per l’esecutivo di Meloni potrebbe però rappresentare un altro schiaffo dopo quelli ricevuti in questi giorni dalla Francia sul caso migranti. Anzi, qualcuno lo interpreta proprio come un’ulteriore prova della distanza tra Bruxelles e la maggioranza di centrodestra.

Nelle “pagelle” è stata valutata anche la circostanza che proprio Di Maio fu protagonista di un duro scontro con Arabia Saudita e Emirati Arabi. Due anni fa l’allora governo Conte decise di bloccare la vendita di armi italiane a quei due Paesi. La reazione fu durissima, soprattutto da parte di Abu Dhabi che rispose con una sorta di embargo di tutti i prodotti italiani. L’allora ministro degli Esteri dovette spendere molto tempo e qualche visita nei due Paesi per recuperare i rapporti.

Ma da allora molta acqua è passata sotto i ponti. E per la Commissione, l’ex capo della Farnesina può essere il profilo migliore per trattare con gli Stati del Golfo Persico. E aiutare a strappare prezzi più vantaggiosi nelle forniture di petrolio.

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