Ucraina, dopo aver fatto votare tutte le peggio porcate di Draghi, Conte ha provato a rifarsi la verginita’ con un ordine del giorno (bocciato) sulle armi a Kiev

NO, IL DIBATTITO NO! – CONTE HA PRESO UNA TRANVATA ALLA CAMERA: S’È VISTO BOCCIARE L’ORDINE DEL GIORNO IN CUI CHIEDEVA UN CONFRONTO PARLAMENTARE PRIMA DI PROCEDERE CON IL NUOVO DECRETO PER LA SESTA FORNITURA DI ARMI AGLI UCRAINI – GLI UNICI A VOTARE CON IL M5S SONO STATI FRATOIANNI E I VERDI – NON PAGO, PEPPINIELLO APPULO HA DEPOSITATO UN’INTERROGAZIONE SUL NUOVO ARSENALE AMERICANO IN EUROPA…

Niccolò Carratelli per “La Stampa”

Il no a ulteriori invii di armi in Ucraina e all’aumento delle spese militari, più in generale l’allarme sulla corsa mondiale al riarmo. È il tasto su cui Giuseppe Conte batte ormai da molte settimane, tra interviste e dichiarazioni pubbliche. Ora il presidente del Movimento 5 stelle prova a portare la battaglia anche in Parlamento.

Ieri alla Camera si è visto bocciare un ordine del giorno, in cui chiedeva di assicurare un confronto parlamentare prima di procedere con un nuovo decreto interministeriale che autorizzi la sesta fornitura di armi agli ucraini. Un dibattito «sull’indirizzo politico sotteso alla strategia militare perseguita, per consentire a tutto il Parlamento di pronunciarsi», ha spiegato Conte, rivolgendosi direttamente alla premier Giorgia Meloni e al ministro della Difesa, Guido Crosetto, affinché «accettino il confronto democratico e tengano conto del fatto che siamo una democrazia parlamentare». Il tutto prefigurando anche un voto su nuove risoluzioni (nell’odg si parlava di «atti di indirizzo»).

Ma, appunto, il governo ha dato parere contrario e l’Aula di Montecitorio ha respinto la richiesta, appoggiata solo da Nicola Fratoianni e da alcuni deputati di Sinistra italiana e Verdi. Il Pd non ha partecipato al voto. Almeno per il momento, dunque, si continuerà nel solco del governo Draghi, limitando al Copasir l’illustrazione di un eventuale nuovo decreto per l’invio di armi a Kiev. Almeno fino al 31 dicembre, quando scadranno i termini fissati dalla legge in vigore e servirà un nuovo via libera del Parlamento per proseguire con le forniture militari.

Conte, però, si è mosso anche su un altro fronte collegato. L’altro ieri ha depositato alla Camera un’interrogazione, a sua prima firma (ma verrà sottoscritta anche dai deputati 5 stelle in commissione Difesa), per invitare il governo a riferire su un tema sollevato due settimane fa proprio dal nostro giornale: la decisione degli Stati Uniti di rimodulare i piani di aggiornamento dell’arsenale nucleare nelle basi Nato in Europa. Parliamo di un centinaio di bombe, ospitate anche in Italia, oltre che in Olanda, Belgio, Germania e Turchia.

Secondo quanto riferito dal segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, verranno sostituite con ordigni più moderni, teleguidati, a elevata precisione. Lo scambio dovrebbe avvenire a dicembre, con almeno tre mesi di anticipo rispetto alle previsioni. E, nonostante dal Pentagono smentiscano legami con il rischio di escalation nucleare della guerra in Ucraina, lo stesso Austin in sede Nato avrebbe spiegato che la mossa punta a rassicurare gli alleati europei rispetto al sostegno americano di fronte alle manovre dei russi.

Nella sua interrogazione, Conte domanda «se il piano di aggiornamento dell’arsenale nucleare, messo in atto dagli Stati Uniti d’America, sia stato condiviso con il Presidente del Consiglio dei ministri e con il ministro della Difesa dopo l’assunzione dei loro incarichi».

Inoltre, il Movimento 5 stelle vuole sapere «quali siano gli intendimenti del governo in merito a tale accelerazione programmatica messa in atto dagli Stati Uniti, nell’ambito dell’indirizzo politico di difesa nazionale». Almeno su questo punto, una risposta di Meloni o Crosetto arriverà.

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