La nave pirata è entrata nelle acque territoriali italiane: stanno facendo i turni. Sono a sei miglia da Catania

La Ong Humanity 1 si avvicina al porto di Catania. Ora si trova infatti a circa sei miglia dal porto. La stessa Sos Humanity ha fatto sapere: “La nave Humanity 1 non andrà a Catania, non ha mai avuto intenzione di farlo. Non abbiamo ricevuto un luogo sicuro per sbarcare i 179 sopravvissuti a bordo. Siamo infatti entrati nelle acque territoriali ieri per trovare protezione dalle intemperie, dal vento e dalle onde alte. Ma l’abbiamo fatto solo dopo aver ottenuto il permesso dalle autorità del porto di Catania”. Insomma, un avvicinamento che sarebbe stato concordato.

La Humanity 1 è una nave cargo di 60 metri, a bordo 179 persone, una delle navi al centro del braccio di ferro tra governo italiano ed Europa. La ong rimarca come nei giorni scorsi il capitano della nave – che staziona davanti alle coste della Sicilia orientale – aveva inviato 17 richieste per un porto sicuro. Ieri, venerdì 4 novembre, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al termine del CdM, aveva affermato che la nave “si stava dirigendo verso Catania dove, secondo il provvedimento dell’articolo 1 comma 2 del decreto 2020 potrà permanere solo nel periodo in cui ci accerteremo delle condizioni umane degli ospiti, noi rispettiamo le persone e le esigenze umanitarie. Ma le persone che non dovessero versare in queste condizioni dovranno essere portate fuori dalle acque nazionali”.

La Humanity 1 insomma fa rotta verso Catania ma non potrà né attraccare né far sbarcare i naufraghi. E lo stesso vale per il battello RiseAbove, al momento in viaggio verso Siracusa. Secondo quanto filtrato dal Viminale, RiseAbove – imbarcazione più piccola delle navi di salvataggio, solitamente utilizzata solo per attività di pattugliamento – sarebbe stata costretta a fare rotta verso terra anche dalla situazione estremamente tesa a bordo. Dal ministero dell’Interno parlano di rivolta a bordo, ma stando a quanto comunicato dalla nave a pesare sarebbe stata soprattutto la situazione sanitaria. A preoccupare, fanno sapere da Mission Lifeline, sarebbe “la salute degli 8 neonati e dei bambini più piccoli. Molti erano già in mare da giorni al momento del salvataggio e sono estremamente esausti”, concludono.

Successivamente anche la nave Geo Barents, della ong Medici senza Frontiere (Msf), è  entrata nelle acque territoriali italiane e, secondo il tracciato di Vesselfinder, si trova al largo di Catania. “Dopo aver chiesto e ricevuto il permesso dalle autorità italiane, la Geo Barents – afferma Juan Matias Gil, capomissione per le operazioni di ricerca e soccorso di Msf – è entrata in acque territoriali italiane a causa del cattivo tempo. Stiamo aspettando da oltre 10 giorni un luogo sicuro di sbarco per i 572 sopravvissuti a bordo. L’ultima richiesta alle autorità italiane risale a ieri sera alle 22:27, e come per le altre, stiamo ancora aspettando una risposta positiva”, fanno sapere dalla nave.

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