Il “professorino rosso della Spd critica Meloni sui migranti: ma era contro i ricollocamenti

L’idolo della giornata del centrosinistra italiano è Lars Castellucci: oggi punta il dito contro l’Italia ma in passato rifiutò l

Il “professorino” Spd critica Meloni sui migranti: ma era contro i ricollocamenti

L’idolo della giornata del centro-sinistra italiano si chiama Lars Castellucci. Nato nella città universitaria di Heidelberg nel 1974, formatosi presso San Francisco State University (SFSU) della California dal 1995 al 2000, un dottorato a Darmstadt nel 2008, Castellucci è vicepresidente della Commissione Affari Interni del Bundestag in rappresentanza dei socialdemocratici della Spd e deputato dal 2013. Soprattutto, è responsabile per gli affari migratori dell’importante partito di centro-sinistra. Sul tema Lars Castellucci ha lavorato a lungo, dapprima nell’azienda di consulenza strategica IFOK e in seguito in accademia prima dell’elezione a deputato per il centrosinistra tedesco: è stato nominato professore di gestione sostenibile, in particolare di integrazione e gestione della diversità presso la Hochschule der Wirtschaft für Management (HdWM) di Mannheim nel 2013.

Il pregiudizio di Castellucci

Salito all’attenzione della cronaca per l’intervista a Repubblica in cui ha chiesto a Giorgia Meloni di scegliere se “vuole essere un primo ministro o una provocatrice”, si è fatto portavoce di una linea favorevole al governo dell’immigrazione, ma alle condizioni gradite alla Germania.

Durissimi i suoi affondi contro il centro-destra italiano già prima che il governo Meloni nascesse. Nel giugno 2018 ha detto che la mossa di Matteo Salvini, neo-Ministro dell’Interno, di chiudere i porti alla nave di soccorso Aquarius gli “facesse schifo”. Commentando a caldo il voto del 25 settembre Castellucci su Facebook ha scritto che “è sconvolgente vedere una nazione affidarsi ai post fascisti” e sottolineato di pensare di trovarsi “in un momento in cui è chiaro che solo insieme siamo forti e possiamo superare le sfide dal cambiamento climatico alla migrazione. Ha inoltre definito il voto, prima ancora che giungesse una parola da Meloni o dai suoi alleati, “un grave contraccolpo per le relazioni tedesco-italiane e per l’Europa. Ecco perché deve continuare ad esistere cooperazione professionale, ma anche sempre contraddizione e segnali di stop dove vengono violati i nostri valori e interessi”.

Certamente sll’interesse tedesco Castellucci, che predica bene e razzola male, si è indubbiamente mosso in anticipo. Per Castellucci non esiste alcuna emergenza immigrazione in Italia: “l’Italia non si illuda che la solidarietà le sia dovuta. Non è neanche nella top ten dei Paesi con più profughi accolti, in rapporto al numero di abitanti”. Segue, da parte di Castellucci, un sistemico giudizio moralista contro Roma sul presunto tono razzista degli italiani nello sfruttamento degli immigrati. Ma se riavvolgiamo i nastri a poco meno di un anno e mezzo fa vedremo l’onorevole socialdemocratico prendere posizioni ben diverse.

Nel 2018, Castellucci, figlio di immigrati di origine italiana, scriveva su Ips-Jouranl che “i paesi che non sono abituati ad alti livelli di immigrazione non dovrebbero essere trattati allo stesso modo di quelli che vi sono abituati da decenni”, citando in quest’ultimo elenco la Germania e non l’Italia, arrivata sul fronte della gestione dell’immigrazione di massa in ritardo, nell’ultimo ventennio essenzialmente. Ma non finisce qui.

Castellucci voltò le spalle all’Italia

Sul suo sito ufficiale, Castellucci dichiara che la creazione di regole per l’immigrazione è un obiettivo esplicito della sua visione politica. “Il mio obiettivo è offrire sicurezza e prospettive”, fa notare, sottolineando che sul fronte dell’immigrazione “il fatto che non possiamo aiutare tutti non deve essere una scusa per non aiutare affatto. Per me, aiutare dove c’è bisogno di aiuto e possibile è fondamentale per vivere insieme, sia nel vicinato che verso persone lontane”. Addirittura, nella sua concezione altruista Castellucci indica la motivazione stessa del suo ingresso in politica: “Lavoro per visioni positive del futuro per la Germania come paese di immigrazione e per un mondo con crescenti movimenti migratori, perché motivano le persone a lavorare in questo senso”. Ma alla prova dei fatti, quando questo ha riguardato l’Italia, in passato si è comportato in maniera ben diversa.

Giugno 2021: il governo di Mario Draghi deve fare i conti con la necessità di prestare soccorso a oltre 2mila profughi sbarcati a Lampedusa nel giro di poche ore. Come avrebbe riportato in esclusiva citando fonti europee la prestigiosa “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, la Commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, chiede agli Stati membri Ue di sostenere l’Italia nella gestione della questione migratoria e di mostrare solidarietà. Da Berlino il governo di Angela Merkel risponde “Nein”: la Cancelliera sa quanto sia strumentalizzabile nel Paese la questione migranti e dal 2015 ha il terrore, dopo il caos dei profughi della rotta balcanica, che ogni mossa le si ritorca contro. L’aumento dei migranti che raggiungono l’Italia è “significativo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma certamente nulla” che il Paese non possa affrontare “da solo”, dichiarò in quell’occasione Thorsten Frei, deputato dell’Unione Cristiano-Democratica che ha rigorosamente “escluso la partecipazione tedesca”. A dargli manforte, per la Spd ai tempi junior partner della Cdu al governo, nientemento che Castellucci, lapidario nel ricordare che “non c’è bisogno di sostegno all’Italia”.

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