Berlusconi pronto a contrattaccare questa mattina in Senato: il Banana aizzato dalla solita Ronzulli per avere a loro disposizione almeno i prossimi sottosegretari

“LA MELONI E’ AL GOVERNO GRAZIE A ME” – BERLUSCONI PREPARA IL RITORNO COL BOTTO AL SENATO. LA SITUAZIONE CON LA “DUCETTA” E’ TESISSIMA SU VICE-MINISTRI E SOTTOSEGRETARI. COME RIVELATO DA DAGOSPIA FORZA ITALIA NE PRETENDE 12, FRATELLI D’ITALIA RESISTE. MA LA ROGNA PIÙ GROSSA RESTA LICIA RONZULLI, CHE HA AIZZATO IL CAV DOPO CHE NEL SUO DISCORSO A MONTECITORIO LA DUCETTA HA SORVOLATO SUI CINQUE DICASTERI IN MANO A FORZA ITALIA – PER EVITARE  PROBLEMI IL TESTO DI NONNO SILVIO, PER CONTO DI MARINA E PIERSILVIO, VERRÀ RIVISTO DA GIANNI LETTA

DAGOREPORT di dagospia.com

Il governo non è partito benissimo. La vera opposizione alla Meloni si sta muovendo. In Forza Italia la situazione è così tesa che si taglia con la motosega. Intanto, non c’è nessunissimo accordo sui vice ministri e sottosegretari (i ronzulliani ne pretendono 12!); nomine che la Ducetta puntava a fare questa settimana (c’è la legge di Bilancio alle porte) e probabilmente non ci riuscirà.

Ma la rogna più grossa arriva dall’immarcescibile Licia Ronzulli, incavolatissima per il fatto che nel suo discorso a Montecitorio la Regina della Garbatella non ha fatto cenno ai cinque dicasteri in mano a Forza Italia: Esteri (Tajani), Università (Bernini), Riforme (Casellati), Pubblica Amministrazione (Zangrillo), Energia e Ambiente (Pichetto Fratin).

Di contro, “Io sono Giorgia” (e te corco) si è dilungata su quelli della Lega (vedi le autonomie regionali). Subito la vispa Ronzulli ha chiamato Berlusconi per aizzarlo per il suo discorso di domani al Senato (pare che, per conto della famiglia, domani il testo verrà letto e corretto da Gianni Letta).

Una Ronzulli inviperita stasera si ritroverà a cena con il fido Cattaneo, capogruppo alla Camera, Mulè, Marta Fascina e altri, per mettere giù il piano per scatenare l’inferno sui vice-ministri e sottosegretari.

Francesco Olivo per la Stampa

Si sono seduti accanto alla premier: da un lato Matteo Salvini, dall’altro Antonio Tajani. Ieri è stato il giorno di Giorgia Meloni. Gli alleati hanno annuito, applaudito, a volte persino sorriso, «c’è stato affetto», arriva a dire il leader della Lega. Ma ora è il momento di uscire dal cono d’ombra, e si presenta subito un’occasione.

L’appuntamento è per oggi al Senato: Silvio Berlusconi sta limando il suo discorso, mentre Salvini non dovrebbe intervenire. L’obiettivo è marcare il territorio e sottolineare il fatto che questo non è un governo solo di FdI, come qualcuno ha pensato di cogliere ascoltando le parole di Meloni. L’attivismo di Salvini arriva a ridosso di Montecitorio nel giorno della fiducia. Un minuto prima dell’entrata in Aula della presidente del Consiglio il leader leghista pubblica sui social un video elencando i punti del programma della coalizione.

Il Cavaliere è arrivato a Roma ieri ed è rimasto a Villa Grande in attesa della seduta di oggi di Palazzo Madama.

Nell’intervento che leggerà in Aula, Berlusconi cercherà di mettere da parte i risentimenti verso «la signora Meloni», accumulati in questi giorni di trattative e proseguiti in parte ieri, quando qualcuno ha storto il naso davanti al fatto che la premier abbia citato i temi dei ministeri leghisti, a partire dall’autonomia. Il Cavaliere oggi insisterà su un punto: se la destra italiana è arrivata a Palazzo Chigi il merito è suo, «è il risultato di un lavoro avviato quasi trent’ anni fa con la fondazione del centrodestra che ora porta una donna al governo».

Un discorso da padre nobile, quello che Fratelli d’Italia auspica. I dettagli sono stati definiti in una cena a Villa Grande con i vertici, alla quale ha preso parte anche Tajani, il ministro degli Esteri, a cui una parte di Forza Italia vorrebbe togliere il ruolo di coordinatore del partito.

La fiducia di oggi è scontata (ieri non è mancato nemmeno un voto), ma Forza Italia continua a rivendicare un risarcimento dei presunti torti subiti nell’assegnazione dei ministeri. La richiesta è ottenere 9 posti (7 sottosegretari e 2 viceministri), uno in più di quelli che FdI sarebbe orientata a concedere.

La trattativa riguarda anche la Lega, che però evita di mettere in piazza le proprie divisioni. Salvini seduto per tutto il giorno accanto a Meloni ha celebrato un «discorso bellissimo». Al di là dei complimenti, in molti hanno notato la vaghezza della premier nel trattare la questione dell’autonomia e la distanza con le proposte del Carroccio sulle pensioni: i leghisti puntano a quota 41, con il correttivo di 61 anni di età, mentre per FdI si potrebbe permettere l’uscita anticipata a 62 o 63 anni con penalizzazioni della quota retributiva, fino a un massimo dell’8%. L’altro terreno è l’immigrazione: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, tecnico leghista, si attiva per vietare l’ingresso in acque territoriali alle imbarcazioni di due Ong. Salvini poi specifica: «La competenza sui porti? È del ministero delle Infrastrutture e Trasporti».

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