Quello dei diamanti è un settore strategico per l’economia belga. La città di Anversa è una capitale mondiale della lavorazione e della vendita dei diamanti, che in gran parte sono importati grezzi dalla Russia. Ed ecco allora che sanzionare Mosca su questo punto significherebbe tagliare le risorse del “Diamantkwartier” e dirottare il commercio verso l’Asia e il Medio Oriente.
Come riporta il sito Strumenti Politici, l’Antwerp World Diamond Center quantifica in diecimila i posti di lavoro che verrebbero cancellati dal blocco delle importazioni dalla Russia, mentre per Mosca le perdite sarebbero minime. Così, prima dell’approvazione dell’ottavo pacchetto di sanzioni, il Belgio è riuscito a far togliere dalla lista nera il suo fornitore principale, il gruppo diamantifero russo Alrosa. Sull’embargo contro Alrosa e i diamanti russi aveva fatto un appello Zelensky già a marzo direttamente al governo belga, che ha invitato a far prevalere la moralità sugli interessi economici. Per le sanzioni su Alrosa premevano anche Irlanda, Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania. Peraltro, in Russia Alrosa finanzia progetti in ambiti differenti, dallo sport al sociale, e pure in quello militare: di recente ha dato fondi per la costruzione di un sottomarino. Come sponsor del complesso militare-industriale russo, Alrosa avrebbe dovuto finire subito nella lista nera, a giudicare dagli anatemi lanciati da Bruxelles contro il Cremlino. E invece proprio il Belgio è riuscito a salvare il suo lucroso business in barba alle dichiarazioni di principio. Però i suoi cittadini sono tutt’altro che contenti: è da settembre, infatti, che ogni settimana scendono in piazza in migliaia per protestare contro il carovita, le bollette, le sanzioni e pure contro i media che non danno voce alle posizioni fuori dal coro o a quelle dei semplici cittadini.
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