E’ ufficiale: Boldrini, Murgia e Lilli Gruber sono ignoranti come una scarpa! La Costituzione dice chiaramente che qualunque sia il sesso, il presidente si declina al maschile

Gianfranco Ferroni per “Il Tempo”

Giorgia Meloni è il presidente del Consiglio dei ministri. Punto. Quanti “bla bla bla” sono stati subito sprecati in un inesistente dibattito su “il” e “la” presidente, generato ovviamente da parte dei soliti sfaccendati. Che si dimostrano, oltretutto, ignoranti del dettato costituzionale. Nel senso specificato dalla Treccani: quel testo non lo conoscono, lo ignorano. Già, perché scegliendo di comunicare ufficialmente che si tratta “del” presidente, Meloni non fa che attenersi a quanto è scritto nella Costituzione italiana. Alla faccia di chi dice che non rispetterà il testo dei padri costituenti.

Nessun linguista, nessuna femminista, nessun “professorone” ha avuto la bontà, o meglio il buongusto, di aprire il sacro testo della Repubblica (forse non ne hanno mai avuto una copia?) alle pagine che contengono gli articoli 92, 93, 94, 95 e 96. E’ la parte seconda della Costituzione, titolo terzo, sezione prima: titolo, “Il Consiglio dei Ministri”. Leggiamo l’articolo 92: “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”.

E’ tutto chiaro: la carica, legalmente, e al più alto livello, è “il Presidente”, e vale sia per il Capo dello Stato che per il premier. Andiamo all’articolo successivo, il 93: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica”. Qui il concetto viene ribadito: perché è il ruolo che conta, indipendentemente dal sesso, alla faccia di asterischi e ridicole invenzioni contemporanee.

E l’articolo 95? “Il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica”. Gran finale, con l’articolo 96: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale”.

Quando si parla della Costituzione non c’è “libertà di scelta”: va applicata e basta. Ed è davvero curioso che tra coloro che accusano il capo del governo di “non valorizzare le battaglie delle donne” e di avere una “impostazione politico-culturale” d’altri tempi, addirittura ostile alla “declinazione della cariche al femminile”, ci sono proprio quelli che non vogliono cambiare nemmeno una virgola del testo costituzionale e fulminano con invettive ed anatemi qualsiasi ipotesi di modifica.

Ma Meloni ha dimostrato nei fatti che la Costituzione si difende anche rispettandola in quelli che solo apparentemente sono dettagli: c’è scritto “il Presidente del Consiglio”, e così deve essere definito. Punto.

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